Gio

29/06

Auditorium - DAMSLab > 18:15

BECOMING CARY GRANT

Mark Kidel
Introduce

il regista Mark Kidel

Info sulla
Proiezione

Giovedì 29/06/2017
18:15

Sottotitoli

Versione originale con traduzione simultanea in cuffia

Modalità di ingresso

Tariffe del Festival

BECOMING CARY GRANT

Scheda Film

“Tutti vorrebbero essere Cary Grant. Anch’io vorrei essere Cary Grant”. Come conferma il biofilm di Mark Kidel, almeno per l’anagrafe Archie Leach da Bristol riuscì a essere pienamente Cary Grant nel 1942, quando rinunciò alla nazionalità britannica e nel passaporto volle scritto solo il nome che gli avrebbe guadagnato l’incondizionata ammirazione del mondo intero. Tuttavia, argomenta Kidel nel suo schietto partito preso psicologico, non fu possibile liberarsi di Archie Leach con un colpo di gomma. E dunque il povero Archie con i suoi tormenti, i suoi traumi d’abbandono materno, i suoi problemi con le donne continuò ad aggirarsi inquieto sotto l’inarrivabile eleganza, i tagli sartoriali, l’agio cosmopolita, il sorriso dell’uomo “che aveva la domenica negli occhi” (Steve Cavell), e faceva credere che la vita potesse essere il più meraviglioso degli esercizi di stile; e dunque, per giungere alla resa dei conti con Archie Leach, ci vorrà una robusta cura di LSD, che Cary Grant assunse in sedute settimanali per tre anni, sotto controllo medico e senza contravvenire alla legge (a metà anni Cinquanta, la sostanza rientrava tra i trattamenti sperimentali autorizzati dal governo). Nella rinascita per via psicotropa di un Cary Grant depresso e diviso il film stabilisce il suo centro; sulla questione, ben documentata dalle biografie di Cary Grant, a partire dalla fondamentale A Class Apart di Graham McCann (1996), l’attore stesso si era generosamente espresso, affidando il suo entusiasmo per gli esiti dell’esperimento a una lunga intervista-confessione concessa nel 1963 al “Ladies’ Home Journal”, poi diventata parte di una più ampia ma mai pubblicata autobiografia. La prima persona narrante del film attinge perlopiù a questa fonte, mentre le immagini alternano i colori un po’ sfatti di home movies anni Trenta, usati come vie d’accesso ai viaggi interiori di Cary (vacanze, barche, visi e corpi di ragazze), al nitore abbagliante di sequenze dai film, con una predilezione per quelli dal tono fotografico ed emotivo più scuro (da Notorious alla commedia sovrannaturale Topper al disforico None but the Lonely Hearts); film dove i personaggi appaiono sfiorati o consumati da un’angoscia che ben s’allinea al discorso di Kidel, e dove più evidente risulta, come scriveva Franco La Polla, che Cary Grant è “un comedian che non può rispondere da comico al dramma della realtà” (di passaggio, nel caso le immersioni nel lisergico ce l’avessero fatto dimenticare, il critico David Thomson ci ricorda che stiamo parlando del “migliore e più importante attore della storia del cinema”). A proposito di nitore: a giudicare dalle sequenze presenti nel documentario, il corpus filmografico di Cary Grant pare in forma smagliante, ma per Susanna! un nuovo restauro andrebbe richiesto a gran voce.

Paola Cristalli

 

La recensione su Cinefilia Ritrovata

Cast and Credits

Scen.: Mark Kidel, Nick Ware. F.: Jean-Marie Delorme. M.: Cyril Leuthy. Mus.: Adrian Utley, The Insects. Int.: Jonathan Pryce (voce narrante), Judy Balaban, Mark Glancy, Barbara Jaynes, David Thomson. Prod.: Christian J. Popp per Yuzu Productions. DCP. D.: 85’. Bn e Col.