01/07/2018

Otto libri sotto le stelle: ‘I pittori di cinema’

Lo scorso 29 giugno, per la rassegna ‘Otto Libri sotto le stelle’, si è tenuta la presentazione del libro ‘Pittori di Cinema’, un affascinante viaggio lungo mezzo secolo, attraverso i più straordinari esempi italiani del manifesto cinematografico. Il libro, edito da Lazy Dog, è il contributo più completo e ampio mai pubblicato sulle opere di questi grandi produttori di immagini. Presenti all’incontro Maurizio Baroni, curatore del volume, Renato Cesaro, Alessandra Cesselon, Francesco Ceccarelli e Andrea Mi.

 

A cominciare dal dopoguerra, l’industria cinematografica italiana ha avuto la necessità di coinvolgere gli artisti per illustrare e promuovere i propri film: così nacquero i ‘pittori di cinema’. Un volume che raccoglie in più di 400 pagine un’ampissima selezione di manifesti per il cinema, con oltre 500 immagini inedite. Il contributo fondamentale per la creazione del volume è certamente quello del curatore, Maurizio Baroni, uno tra i più noti e appassionati collezionisti nell’ambiente cinematografico italiano, che negli anni è arrivato a raccogliere decine di migliaia di poster, locandine, flani, bozzetti e a conoscere e frequentare quasi tutti i 29 artisti pubblicati nel libro.
“Maurizio ci ha aperto le porte di un mondo straordinario che conoscevamo solo in parte e così pian piano è nato questo libro – ha affermato Francesco Ceccarelli della casa editrice Lazy Dog – ci piace molto come è venuto il volume, perché si sviluppa su molteplici livelli: Lazy dog è una casa editrice che pubblica libri di grafica, tipografia, calligrafia e questo libro riunisce tanti aspetti a noi cari: la tipografia, l’illustrazione – abbiamo deciso di inserire molti bozzetti, perché pensiamo siano molto importanti – e poi la grafica, la storia dell’arte, l’aneddotica – uno degli aspetti più interessanti è scoprire i dietro le quinte della produzione di questi manifesti”.
Luca Barcellona, socio di Lazy Dog, esperto di calligrafia e lettering e disegnatore del titolo del libro ha commentato: “La cosa che mi ha sempre attratto dei manifesti per il cinema è il fatto che, a partire da una sola immagine, si potesse fantasticare tantissimo, non avendo visto il film e magari non avendo ben presente neanche gli attori. Questi manifesti rappresentavano una vera e propria condensazione della storia che aveva la funzione di introdurre al film.[…] Il libro rappresenta la condivisione del grande lavoro di Maurizio Baroni, che per la prima è diventato un qualcosa di consultabile: si può dire che un prodotto editoriale così ufficiale ed esaustivo non sia mai stato pubblicato prima d’ora […]. Va anche detto che questo libro rende giustizia al genere, infatti li chiama ‘pittori di cinema’, non ‘cartellonisti’, trattandoli dunque come artisti e non come artigiani, perché non dimentichiamo che si tratta di produttori di un’arte altissima che diventa fruibile da tutti, che diventa popolare.”
Andrea Mi, ha scritto invece un saggio presente nel libro in cui si è interrogato sull’eredità artistica di queste opere: “Il nome di Maurizio è emerso quando alle riunioni di redazione della rivista Amarcord mi parlarono di lui come una ‘stella polare’ nel mondo del cinema. A noi della rivista interessava molto la sua collezione, infatti pubblicavamo spessissimo locandine di film. Quei manifesti erano dei capolavori di pittura – la composizione, il colore, l’espressività del segno – ma avevano già dentro molti dei valori del graphic design. Questi manifesti avevano la funzione di emozionare, di far immaginare al pubblico il film prima di averlo visto – non c’erano i trailer su YouTube come ora! – vedendo il manifesto ci si immaginava l’atmosfera del film, il ritmo, la fotografia, lo stile… Parliamo dunque di immagini molto più espressive che descrittive. Non dimentichiamo poi che al tempo vi era una censura molto pesante, dalla quale questi artisti avevano imparato a difendersi con vari tipi di escamotages. Pensiamo al manifesto di Simeoni per ‘I racconti di Canterbury’ di Pasolini: l’autore era riuscito a celare alcuni parti licenziose del manifesto con un’astuta sovrapposizione dei livelli, rielaborando il collage dadaista e l’estetica cubista. Dunque questi autori conoscono e assimilano molti degli stimoli storici artistici del tempo, in una rete di rimandi e influenze per nulla scontata. Pensiamo al padre del Cubismo: non avrebbe mai inventato questo stile pittorico se non fosse stato un cinefilo accanito. Picasso andava a vedere in media tre film al giorno e fu proprio l’idea che la cinepresa potesse riprendere un soggetto da più punti,  per poi condensarlo su un unico supporto bidimensionale, che lo spinse a cimentarsi nell’avventura cubista sulla tela”. 
Alla presentazione anche il contributo di Alessandra Cesselon, storica dell’arte e figlia del pittore di manifesti Angelo, che nel volume si è occupata di descrivere gli artisti uno per uno, contestualizzando le loro opere nello scenario artistico dell’epoca. “Quando mi trovo a descrivere le opere di un artista, di solito si tratta di artisti storicizzati; ma nel caso di questi artisti del manifesto per il cinema, ho capito che la letteratura su di loro era del tutto assente. Dunque il mio lavoro è stato piuttosto complesso. Dobbiamo pensare che questi ragazzi si sono trovati a Roma nel Dopoguerra per dar vita ad un vero e proprio movimento artistico: finita la guerra il cinema rinasce e così pure la città di Roma. Questi artisti venivano da studi classici, alcuni erano stati addirittura a bottega, alla maniera antica e, una volta a Roma, hanno cominciato a fare rete, pur lavorando per studi diversi. Questo portò alla creazione di un vero e proprio movimento artistico, che fa parte a tutti gli effetti della storia dell’arte del nostro paese. Possiamo dire che questo libro riconosce per la prima volta il dovuto merito a questi eccezionali artisti”. 

I 29 pittori presi in esame sono: Manfredo Acerbo, Tino Avelli, Anselmo Ballester, Alessandro Biffignandi, Ercole Brini, Silvano Campeggi (Nano), Alfredo Capitani, Renato Casaro, Angelo Cesselon, Averardo Ciriello, Mario De Berardinis (Mos), Enrico De Seta, Renato Ferrini, Francesco Fiorenzi, Renato Fratini, Rodolfo Gasparri, Giuliano e Rinaldo Geleng, Piero Ermanno Iaia, Otello Mauro Innocenti (Maro), Carlantonio Longi, Dante Manno, Luigi Martinati, Giuliano e Lorenzo Nistri, Giorgio Olivetti, Arnaldo Putzu, Nicola Simbari, Sandro Symeoni.

Il volume, in uscita questo mese, presenta l’introduzione di Gian Luca Farinelli, direttore Fondazione Cineteca di Bologna, e Carlo Verdone, attore e regista.

Laura Di Nicolantonio

Foto di Margherita Caprilli