Una nuova onda verde (globale)

I giardini pensili di Torino, le coltivazioni idroponiche di Bologna e Teresina, l’attività agricola negli slum (baraccopoli) di Nairobi, gli orti comunitari e le azioni di guerrilla gardening di Berlino, i terreni salvati dall’inaridimento a Casablanca sono le tappe del viaggio alla scoperta di esperienze agricole urbane, fulcro del documentario. 

Alla base della scelta vi sono importanti collaborazioni di cui i registi si sono avvalsi: il CEFA (Comitato Europeo per la Formazione e la Cultura), una ONG che opera nel paesi del sud del mondo e lavora sui temi legati allo sfruttamento del territorio. Nella fase di ricerca hanno dato un contributo importante Giorgio Prosdocimi Gianquinto, professore di orticoltura e Francesco Orsini, ricercatore di orticoltura, entrambi dell’Università di Bologna. 

Il tema del film è oggi più che mai attuale dal punto di vista politico, sociale e culturale ed iniziative come come quelle descritte nel film stanno interessando sempre di più le grandi città del mondo ma, come precisano anche gli autori stessi : 

“Non si tratta di un ritorno a un’utopia agreste o bucolica, all’arcadia dell’agricoltore, ma di una travolgente e globale risposta politica e culturale al declino e alle storture del modello consumistico. La tecnologia, le reti di comunicazione globale, gli studi scientifici, l’accademia e le scienze applicate sono attori significativi di questa nuova onda verde”.

A questo proposito è importante notare come le esperienze di cui il film tratta rispondano non tanto ad esigenze di incremento della produzione finalizzata al consumo, quanto alla necessità di affermare due diversi diritti dell’uomo, l’uno è il diritto al cibo, fresco e di qualità, l’altro è il diritto al bello, e quindi ad un disegno del tessuto urbano che non risponda solamente al funzionalismo ma permetta ai cittadini di instaurare un rapporto armonioso con l’ambiente urbano in cui abitano.

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