Tempi moderni e l’arte di Chaplin: “la forma forse più efficace della rivoluzione”

“I miei eroi saranno degli operai.
Il mio personaggio è l’uomo. 
Non l’ho mai battezzato; non ha nome: è l’uomo”. 
Charles Chaplin

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Capolavoro del cinema mondiale, Tempi moderni è il primo film a portare sullo schermo, in chiave comica, le alienazioni della modernità,il conflitto uomo-macchina, la critica a quel sogno americano tanto promettente quanto illusorio.

Girato da Charlie Chaplin nel 1936 e da lui stesso interpretato e prodotto, il film racconta le vicende un operaio, costretto quotidianamente a ripetere gli stessi gesti meccanici all’interno di una fabbrica.  Gag esilaranti si alternano a momenti di amara riflessione sulle frustrazioni provocate dalla catena di montaggio e dal mito della produzione capitalista.

Nella memorabile scena d’apertura del film, le lancette di un orologio girano su un cartello che recita “Una storia i cui personaggi sono l’industria, l’iniziativa individuale, l’umanità che marcia alla conquista della felicità”, un gruppo di pecore viene spinto e, in dissolvenza, si vedono degli operai uscire dalla metropolitana per dirigersi in fabbrica. Tra i membri del gregge compare una pecora nera che introduce il personaggio di Chaplin. Un incipit che è una lettera d’intenti: sarà quella pecora nera a portare scompiglio, sovvertire un sistema solo a prima vista perfetto. 

Tempi moderni nasce dalla riflessione di Chaplin su uno dei momenti più difficili per la storia degli Stati Uniti. Il 1929 aveva visto precipitare il Paese in una crisi economica senza precedenti, che si sarebbe protratta fino ai primi mesi del 1933 (scopri di più nell’articolo “La Depressione e il contesto culturale“). 

Secondo le dichiarazioni dello stesso autore,  l’idea del film era nata dalla visita di uno stabilimento industriale della Ford, ad Highland Park, nel 1923 e da un lungo viaggio in Europa che aveva permesso a Chaplin di conoscere le miserevoli condizioni in cui versavano anche molti degli operai del Vecchio Continente (leggi l’articolo “Chaplin sul film” con la testimonianza diretta del cineasta).

Nato già nell’epoca del sonoro, il film è (quasi) totalmente muto e costruito secondo una struttura a capitoli tipica dell’era del muto. Nonostante nella sceneggiatura iniziale fosse previsto l’uso dei dialoghi, ben presto, la possibilità venne accantonata, ma si decise di mantenere numerosi effetti sonori, integrati con il commento musicale, ed un’unica sequenza in cui per la prima volta, si udì la sua voce intonare le parole nonsense della Titina, la celebre canzone di Léo Daniderff.

Tempi moderni costituisce anche l’apice della carriera di compositore di Chaplin che per l’occasione diede vita ad una una partitura innovativa e complessa eseguita da un’orchestra sinfonica di 64 elementi (scopri di più sul soundtrack del film nell’articolo “Una colonna sonora miracolosa“). 

Infine, il film è l’opera con la quale Chaplin si congeda dal suo alter ego Charlot, il Vagabondo che lo aveva reso celebre in tutto il mondo e che ora, dopo 22 anni, prendeva definitivamente la sua strada allontanandosi verso l’orizzonte, questa volta non più in solitaria ma con al fianco la Monella interpretata da Paulette Goddard

“Sono gli unici due spiriti vivi in un mondo di automi. Sono veramente vivi. Entrambi possiedono l’eterno spirito della giovinezza e sono assolutamente privi di morale. Vivi perché sono bambini senza senso di responsabilità. Spiritualmente liberi, mentre il resto dell’umanità è oberata di doveri. Non c’è attaccamento romantico nel rapporto fra questi compagni di giochi, fra questi bambini legati nella colpa da una complicità ingenua e innocente” (Charlie Chaplin).

Chaplin e Paulette Goddard nella scena finale del film (©Roy Export SAS)

A proposito di finali… Per Tempi Moderni, Chaplin ne girò due diversi. Reduce dal successo di Luci della città, pensò in prima battuta a un epilogo ugualmente ricco di pathos. Charlot, uscito dall’ospedale scopre che la Monella, sconfitta dagli eventi, ha deciso di prendere i voti. I due quindi si ritrovano per poi separarsi definitivamente.
Scopri i retroscena e le immagini dell’alternative ending.
Per chi volesse saperne di più sull’universo del Vagabondo vi consigliamo la navigazione dell’Archivio Charlie Chaplin.

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