Osservatorio del cinema muto italiano: film d’arte italiana 2002

La Film d’Arte Italiana nasce a Roma il 2 marzo 1909. Considerata una sorta di emanazione della Pathé, la FAI era specializzata nella realizzazione di film d’arte, ossia tratti da opere teatrali e letterarie di fama mondiale, storici e in costume. Nel corso degli anni, comunque, sperimentò nuovi generi, e a partire dal 1912-13 avviò la produzione di commedie e drammi ambientati nella contemporaneità, traendo spunto da soggetti scritti apposta per il cinema, i cosiddetti «Cine-drammi». Nacquero così i «film psicologici», ovvero i melodrammi borghesi (Resto umano, 1913, Usuraio e padre, 1914, Il fantasma della felicità, 1915, La modella, 1916). Ma furono prodotti anche: numerose commedie (Il figurinaio, 1913, Il sogno di Giacobbe, 1914, Effetti di luce, 1916, Papà mio, mi piaccion tutti!, 1918), film «di guerra» (Il bacio della Gloria, Armi e amori, 1913) o di propaganda (Per la Patria!, 1915).

La FAI fu la casa di produzione che permise il debutto cinematografico di numerosi artisti – si pensi a Francesca Bertini, Ferruccio Garavaglia, Ermete Novelli, Vittoria Lepanto, Guido Brignone, Ettore Berti, Augusto Genina, ecc. – anche se divennero famosi solo successivamente. Tra i principali registi, due nomi restano impressi per la fedeltà alla casa di produzione: Ugo Falena e Gerolamo Lo Savio. Agli inizi, si alternarono indistintamente alla regia di drammi e film storici in costume; poi, mentre Falena si cimenterà nella realizzazione di melodrammi borghesi e commedie, Lo Savio curerà la parte amministrativa della società, continuando a rivestire fino al 1918 la carica di consigliere delegato.

Tra i principali sceneggiatori, oltre ai già citati Falena e Lo Savio, si imporrà Lucio d’Ambra: a lui si devono film di enorme successo, come Effetti di luce, La chiamavano Cosetta (1917), Papà mio, mi piaccion tutti!. LA FAI. legata alla Pathé da alcuni contratti – con i quali la casa francese si impegnava, principalmente, a sviluppare i negativi e distribuire i suoi film in tutto il mondo – visse momenti difficili al termine della guerra e fu venduta, nel 1918, all’avvocato Mecheri, che la affiliò alla Tiber Film. Nel 1919, entrò a far parte dell’UCI e ne seguì le sorti. Tra il 1909 e il 1924, la FAI. realizzò 165 film, un terzo dei quali è stato ritrovato alla Cinémathèque Française. Si tratta, per lo più, di negativi originali nitrato, non montati.

La Cineteca di Bologna, negli anni Novanta, in collaborazione con l’archivio francese, ha avviato un progetto di conservazione e restauro della collezione, col finanziamento del Proiecto Lumière, sostenuto da MEDIA. I lavori sono stati affidati al laboratorio bolognese L’Immagine Ritrovata e hanno condotto al restauro di quindici film: Luisa Miller, Tristano e Isotta, La congiura dei Fieschi (1911); Un dramma a Firenze, La sedia del diavolo, Il falco rosso, I carbonari, Una congiura contro Murat, Dall’amore al disonore, La giustizia dell’abisso (1912); L’assalto fatale, Resto umano, L’onore del banchiere (1913), Usuraio e padre (1914); Effetti di luce (1916). Per quest’anno, si è pensato di coprire un altro tratto di questo progetto, procedendo al restauro di alcuni film rappresentativi della svolta che la FAI conobbe a partire dal 1912. Tra questi: Il ritratto dell’amata, (1912), I carbonari (1912), Il bacio della gloria (1913), Resto umano (1913).

Alessia Navantieri, Michele Canosa