FORZE IRRESISTIBILI: ATTRICI COMICHE E SUFFRAGETTES (1910-1915)
Il Cinema Ritrovato rappresenta, da ventidue anni, un luogo dove scoprire film, vederli, per rendersi conto di quanto siano diversi da come i nostri pregiudizi e le leggende storiografiche ce li hanno rappresentati. Nei primi due decenni di vita de Il Cinema Ritrovato, è stata centrale l’esplorazione del cinema degli anni Dieci, in particolare i film delle grandi attrici, le dive italiane, Asta Nielsen e altre. E – a complemento dei ‘diva film’ – le serie dei film comici. Quest’anno uniamo questi due filoni in un’unica rassegna nella quale protagoniste sono attrici comiche dei primi anni Dieci.
I film comici diventano, dal 1910 in poi, una produzione veramente seriale. Le attrici comiche – le eroine dei serial francesi Leontine e Rosalie, o l’italiana Lea Giunchi (che, talvolta, ha accenti più da comédienne che da comica) – si inseriscono, come i loro colleghi uomini, nella grande tradizione clownesca e quindi possono essere brutte, trasgressive, distruttive.
Un’altra tipologia di ruoli sono le adolescenti scatenate (Enfants terribles, Backfische, tomboys), ancora più pericolose se agiscono in coppia come le sorelle inglesi Tilly e Sally (1910-1915). Producono disastri, scappano e restano impunite.
Poi ci sono attrici come Gigetta Morano, che possiede una gamma di ruoli ampia e che, con partner fissi o saltuari, pratica stabilmente la commedia, genere che spesso si basa sullo spettacolo del pas-de- deux, della coppia maschile-femminile, dove spesso il maschio è goffo e stupido e la donna sveglia ed elegante.
È il periodo della lotta per il voto alle donne, guidata dalla Women’s Social and Political Union fondata nel 1903 da Emmeline Pankhurst e dalle sue figlie Christabel e Sylvia Pankhurst (quest’ultima sarà poi tra le protagoniste della nascita dell’ala più radicale del movimento). Dopo il fallimento, nel 1910, di un’iniziativa legislativa, si verificano proteste di massa e il movimento si radicalizza. Le suffragette, deliberatamente, commettono oltraggi all’ordine, si incatenano alle cinte del Parlamento, sfasciano le vetrine lungo tutta una strada, praticano i primi scioperi della fame (venendo sottoposte alla nutrizione forzata), compiono attentati incendiari e dinamitardi e, nel 1913, Emily Davison si butta sotto al cavallo del re al Derby di Epsom, trovando la morte. Esistono filmati di questo terribile incidente, dei cortei e delle dimostrazioni. Però è soprattutto nella commedia che il cinema tratta il tema così attuale ed eccitante dell’emancipazione delle donne: i ruoli e gli stereotipi maschili e femminili vengono scossi, scompigliati, tramutati e messi in scena cinematograficamente secondo ogni variante di fantasia positiva o negativa. Protetti dall’irrealtà comica i film rendono (già) visibili le possibili realtà future che sono (ancora) inconcepibili.
Il cinema era fin dai suoi inizi una sfera pubblica accessibile a tutti, anche alle donne, conteneva e rifletteva, fino alla prima guerra mondiale, una moltitudine di ambienti sociali diversi. Da qui nasce l’apertura, la diversità e la mobilità dell’immagine del ruolo dei sessi che è conseguenza di una produzione non ancora standardizzata e di una regia che aveva una funzione debole, che lasciava alle donne che lavoravano nel campo del cinema molta libertà, dove le attrici creavano i loro ruoli in maniera assai autonoma, e spesso partecipavano ai loro film anche come produttrici o co-registe. Soltanto dagli anni Venti in poi diviene naturale che le donne siano attrici e considerate materia passiva senza autonomia creativa, dirette da uomini in film prodotti da uomini. Fino al 1920 queste relazioni di potere non erano ancora totalmente stabilite. Osservando le donne nei film degli anni 1900-1915, ci viene il forte sospetto che la nostra idea, che le donne prima della Grande Guerra fossero sottomesse ad una non-libertà e che gli anni Venti le abbiano liberate, non sia veritiera. Certamente è errata se osserviamo la loro attività cinematografica.
Le forze irresistibili – ci siamo ispirate al titolo di una commedia di Gigetta Morano – delle donne nei primi anni Dieci sono sorprendenti ancora oggi. Ciò significa che il presente ha ancora bisogno di questi film. Dieci anni fa, nel 1998, Pierre Bourdieu ha pubblicato la sua ultima opera, Il dominio maschile, sul potere maschile come paradigma di ogni dominio, l’ha scritto perché trovava sorprendente il fatto che “l’ordine stabilito, con i suoi rapporti di dominio, i suoi diritti e i suoi abusi, i suoi privilegi e le sue ingiustizie si perpetui con tanta facilità, a parte qualche incidente storico, e che le condizioni d’esistenza più intollerabili possano apparire tanto spesso accettabili e persino naturali”.
Alcune date da ricordare:
I primi Paesi ad introdurre il voto femminile sono stati l’Australia (1902), la Finlandia (1906), la Norvegia (1913) e la Danimarca (1915). Dopo la prima Guerra Mondiale, l’Austria, la Germania, la Svezia, gli Stati Uniti (nel 1920) e la Gran Bretagna (nel 1919 limitato alla donne con più di trent’anni, dal 1928 a tutte). In Italia, Francia e Belgio, le donne ottennero i diritti politici dopo la seconda guerra mondiale. Nella Svizzera, unico paese dove sono stati i cittadini maschi (invece del governo) a decidere in un referendum sul voto femminile, le donne ottennero il voto nel 1971.
Mariann Lewinsky
L’idea di dedicare un programma ai percorsi della comicità femminile prende le mosse da un più ampio progetto di riscoperta del contributo dato dalle donne all’industria cinematografica del periodo muto, al di là delle ricostruzioni, spesso assai lacunose e parziali, fornite dalla storiografia tradizionale. Dopo un primo, stimolante momento di approfondimento dedicato alle registe, sceneggiatrici e produttrici del cinema muto italiano – Non solo dive. Pioniere del cinema italiano, Bologna 2-16 dicembre 2007, promosso da Associazione Orlando, Biblioteca Italiana delle Donne e Dipartimento di Musica e Spettacolo dell’Università di Bologna, con il sostegno del Ministero dei Beni e delle Attività culturali e in collaborazione con Cineteca di Bologna e Cineteca Nazionale, nel quadro del progetto internazionale Women Film Pioneers – abbiamo deciso di puntare l’attenzione su un altro capitolo misconosciuto della storia del cinema al femminile. Questa volta, al centro della scena, abbiamo voluto collocare le figure di tante comiche oggi per lo più dimenticate che popolarono gli schermi europei all’inizio degli anni Dieci, portando una ventata rinfrescante, di formidabile modernità, nel repertorio stantìo degli stereotipi di genere ereditati dalla cultura ottocentesca. Ben lontane dai languori decadenti delle dive, attrici come Lea Giunchi, Tilly e Sally, Léontine e Rosalie e tante altre si dedicano sistematicamente a fare a pezzi l’eterno femminino a colpi di sfrenata fisicità, imponendo un’immagine di donna vivace e intraprendente, capace di guadagnarsi la vita con il proprio lavoro, non più unicamente confinata nella sfera della domesticità e della sensualità, ma sportiva, intelligente, piena di imprevedibili risorse. Oggi è difficile cogliere appieno la portata rivoluzionaria di questi film, ma bisogna ricordare che all’epoca le donne non avevano ancora ottenuto il diritto di votare. Per questo appare tanto più opportuna la scelta della curatrice Mariann Lewinsky di completare il programma con una serie di rarissimi documenti relativi alle rivendicazioni del movimento suffragista, vera e propria immagine riflessa, ma ben più reale, della forza demolitrice scatenata sullo schermo da tutte queste terribili ragazze. Vorremmo che fosse una prima occasione per investigare tutto ciò che nel cinema ci parla di iniziativa e di soggettività femminile e siamo grate a Il Cinema Ritrovato di averci dato l’occasione per cominciare.
Monica Dall’Asta, Dipartimento di Musica e Spettacolo dell’Università di Bologna
Fernanda Minuz, Associazione Orlando
Annamaria Tagliavini, Biblioteca Italiana delle Donne