COLINE SERREAU, COME UN PESCE SENZA BICICLETTA

Prima di diventare attrice, regista, sceneggiatrice, drammaturga e saltimbanco, Coline Serreau studia organo, musicologia, danza e acrobazia, in particolare trapezio, alla scuola di circo di Annie Fratellini. Assidua frequentatrice della Cinémathèque française, ha probabilmente assistito alla prima retrospettiva dedicata a Lubitsch nel 1967. Dal 1969, senza esitare e senza mai lasciarsi incasellare, Coline Serreau incanta con la sua recitazione, i suoi scritti e le sue regie per il teatro, il cinema e l’opera. Impertinente e cinica come Diogene, fa della commedia la sua arma di protesta, perché nei tempi bui l’ironia di Capra e Lubitsch resta lo strumento più efficace per combattere i bassi istinti. Già nel 1978 Serreau affermava, con lungimiranza: “Mi piace che la gente rida e che si ponga delle domande. Nel cinema degli uomini ci sono molte correnti, un pensiero nuovo. Io rifiuto un certo tipo di ghetto e lo dimostrerò. La mia ambizione è pari a quella di qualsiasi uomo. È solo che noi donne osserviamo la realtà con uno sguardo da colonizzate, molto più sovversivo”.

A cura di Émilie Cauquy e Mariann Lewinsky