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28/06

Cinema Arlecchino > 21:30

THE STING

George Roy Hill

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Proiezione

Venerdì 28/06/2024
21:30

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THE STING

Scheda Film

“La tipica passione americana per la burla colossale, per l’overstatement dell’inganno, per la truffa elefantiaca cara a Melville, a Twain e a Faulkner”: è quel che Franco La Polla, molti anni fa, rintracciava in The Sting, senza peraltro amare affatto il film e considerandolo estraneo all’impetuoso movimento che in quegli anni, nel cinema americano, stava riscrivendo le regole dell’industria e dell’estetica. Certo erano anni formidabili, se in quello stesso 1973 uscivano Mean Streets e L’esorcista, ed eravamo a metà tra i due capitoli del Padrino, e Robert Redford portava sullo schermo il più crepuscolare eroe fitzgeraldiano dell’epoca, che non era naturalmente Gatsby ma lo Hubbell di Come eravamo. Redford, che del nuovo cinema americano è stato volto tra i più carismatici e certamente il più bello (una fotogenia che non si vedeva dai tempi di Gary Cooper, e non si sarebbe forse vista più), qui è di nuovo accanto a Paul Newman, cinque anni dopo Butch Cassidy: non più irresistibili desperados ma irresistibili imbroglioni, non più il lirismo giocoso di Raindrops Keep Falling on My Head ma le due fortunatissime note del ragtime di Scott Joplin.
The Sting, con i suoi sette Oscar e il grande favore popolare, fu in effetti uno degli indizi che a Hollywood tutto cambiava, e tutto restava uguale. Un film in costume nella Chicago anni Trenta, più parodia che nostalgia, una regia tonica e non priva di stile (tendine, iridi, una certa forma obliqua, certi esterni autentici di Chicago cui la bella fotografia di Robert Surtees dà uno spaesato spessore d’epoca), una sceneggiatura macchinosa al limite della noia che però alla noia non arriva mai, perché ecco il brivido di quel gioco a due, un contagioso sorriso, un perfetto primo piano, l’intesa nel lampo di occhi blu, la seduttiva captatio a cui lo spettatore non può sfuggire – che piacere e che lusso, assistere a un simile passaggio di consegne tra due stagioni di mitologia virile. The Sting è pura forza motrice del divismo come era sempre stato, come sarebbe stato sempre (lo stesso brivido che percorrerà, protagonisti DiCaprio e Brad Pitt, un film per tanti versi superiore come C’era una volta Hollywood). In una recensione coeva e curiosamente entusiasta di The Sting, Roger Ebert lo definisce “un incrocio tra Jacques Tati e Robert Altman”. Forse pensava a M*A*S*H o forse a Il lungo addio, che anch’esso usciva in quell’eccitante 1973 e, ogni illusione spenta, si concludeva proprio con un beffardo ‘Hooray for Hollywood!’

Paola Cristalli

 

Cast and Credits

T. it.: La stangata. Scen.: David S. Ward. F.: Robert Sturtees. M.: William Reynolds. Scgf.: Henry Bumstead. Mus.: Scott Joplin. Int.: Paul Newman (Henry Gondorff) Robert Redford (Johnny Hooker), Robert Shaw (Doyle Lonnegan), Charles Durning (tenente Snyder), Ray Walston (J.J. Singleton), Eileen Brennan (Billie), Harold Gould (Kid Twist), John Heffernan (Eddie Niles) Dana Elcar (agente Polk). Prod.: Tony Bill, Julia Phillips, Michael Phillips per Bill/Phillips Productions, Zanuck/Brown Company. 35mm (copia Technicolor vintage / Technicolor vintage print). D.: 129’. Col.