Mar
25/08
Cinema Jolly > 14:30
RVANYE BAŠMAKI
Irène Bonnaud e Bernard Eisenschitz
MARGARITA BARSKAJA
Nata a Baku nel 1903, cresce con le due sorelle e una madre divorziata e un po’ artista, creatrice di cappelli per signore. Dopo aver seguito corsi di teatro in Azerbaigian entra in una troupe teatrale di Odessa. Durante una visita agli studios cittadini conosce il veterano del cinema zarista Pëtr Čardynin, che ha trent’anni più di lei e del quale diventa moglie, interprete e assistente alla regia. Appare nel primo film di Aleksandr Dovženko, Jagodka Ljubvi (Il frutto dell’amore, 1926), ma il mestiere di attrice la interessa poco. Lascia Čardynin e si stabilisce a Mosca, dove nel 1929 apre uno studio di recitazione per bambini e pubblica numerosi articoli in cui espone la propria teoria di un cinema “di bambini, per bambini, sui bambini”. Nel 1930 gira un documentario pedagogico sulla preparazione del pane: un contadino ottuso si rende conto che per produrre di più ha bisogno di strumenti agricoli e di trattori, cioè della classe operaia. Kto važnee – Čto nužnee (Chi è più importante, che cosa è più urgente), a lungo considerato perduto, è stato identificato nel 2008 da Natal’ja Miloserdova nel RGAKFD, l’archivio di stato russo dei documenti cine-fotografici. Buffo e poetico malgrado il necessario tono didattico, mescola disegno animato e scene filmate. Elogiata per il risultato, Barskaja può realizzare il suo primo lungometraggio di finzione, Rvanye bašmaki (1933). Il film descrive l’ascesa del nazismo in una città operaia tedesca, ma dal punto di vista dei bambini. Convinta che i suoi piccoli interpreti non saranno in grado di registrare separatamente la pista sonora, gira in presa diretta, li fa interagire senza dialoghi imparati a memoria, fa costruire un treppiedi per posizionare la macchina da presa alla loro altezza. Il film fu un trionfo, in URSS e altrove. Gor’kij si disse stupefatto di vedere “un ragazzino esprimere una gamma di emozioni che si osserva solo nei più grandi attori”. Diventata famosa a trent’anni e grazie alla sua perseveranza, Barskaja persuade Boris Šumjackij ad affidarle un’unità di produzione dedicata ai film per bambini. Ma quel che doveva essere nelle sue intenzioni uno studio sperimentale si trasforma nell’estate del 1936 in un grande studio, Sojuzdetfil’m, gelosamente controllato dalle associazioni giovanili del Partito. Nel mese di settembre l’arresto di Karl Radek, al quale pare sia stata legata, aggrava la sua situazione. Il suo secondo lungometraggio, Otec i syn (1936), la cui sceneggiatura era stata peraltro approvata, viene osteggiato, rimontato, vietato. Barskaja non si piega e protesta, rifiuta di testimoniare contro Radek, contro di lei si scatena una violenta campagna. Intraprende un nuovo progetto con il pedagogo Anton Makarenko, ma la morte di quest’ultimo ne segna la fine. Si suicida gettandosi dal quinto piano di un palazzo il 23 luglio 1939.
Irène Bonnaud e Bernard Eisenschitz
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Sottotitoli
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Modalità di ingresso
RVANYE BAŠMAKI
Scheda Film
“Un vero capolavoro”, “il miglior film sonoro sovietico”, scriveva Henri Langlois nel 1936. Il lavoro con i bambini ha portato Barskaja a creare un magnifico suono in presa diretta e una ripresa ispirata: non bisogna aspettarsi qui il rispetto della sintassi cinematografica. Indisciplinato come sapevano ancora essere i film sovietici, non poteva che sedurre Langlois con il suo spirito di rivolta, il suo anarchismo e il suo amore per i bambini, che lo accomunano a Zero in condotta.
Film con e per i bambini, è un complesso spaccato della società occidentale – la Germania prenazista, non nominata ma ricostruita con cura, seguendo forse i consigli di Karl Radek – dove i bambini sono un riflesso ludico della lotta di classe, doppiamente esclusi: come proletari e come bambini. “Giocano come vivono”, commenta una didascalia: l’interazione tra i loro giochi strampalati e quelli ben più ridicoli degli adulti si sviluppa in varie fasi. La prima inquadratura cita quella di M – Il mostro di Düsseldorf: bambini che giocano, uno di loro viene escluso dalla conta. Come in Fritz Lang è una chiave del film, ma prelude a un’altra morale. La vita quotidiana, innanzitutto: la minestra, il padre disoccupato, la miseria, il lavoro nato dalla miseria. Barskaja ha visto Kuhle Wampe di Dudow e Brecht. Gradualmente appare la situazione del paese. Ostilità di classe a scuola e in fabbrica, ritratto di Hindenburg che troneggia nell’aula, apparizione di una e poi più svastiche tra i liceali, lotta che si esprime nello scontro tra canti nazionalisti e Rotfront marschiert, rivolta in classe e poi per strada, la polizia che spara sui bambini… fino ai disciplinati cortei d’ordinanza dove appare Ernst Thälmann, ma non è questa la vera fine: a conti fatti saranno i bambini, come la piccola Elsie Beckmann di Lang, a essere sacrificati.
Irène Bonnaud e Bernard Eisenschitz
Cast and Credits
Scen.: Margarita Barskaja. F.: Georgij Bobrov, Sarkis Gevorkjan. Scgf.: Vladimir Egorov. Mus.: Vissarion Šebalin. Int.: Michail Klimov (professore d’istruzione religiosa), Klavdija Polovikova (cieca), Ivan Novosel’cev (padre di Walter), Vladimir Ural’skij (spia), Vera Alechina, bambini da un anno e tre mesi a tredici anni. Prod.: Mežrabpom-Fil’m. 35mm. Bn.
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