Dom
22/06
Cinema Lumière - Sala Scorsese > 18:00
MAIS QU’EST-CE QU’ELLES VEULENT? / GRANDS-MÈRES DE L’ISLAM
Coline Serreau, Nathanaël Arnould (INA) e Émilie Cauquy
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Sottotitoli
Versione originale con sottotitoli
Modalità di ingresso
MAIS QU’EST-CE QU’ELLES VEULENT?
Scheda Film
Al giorno d’oggi una donna che dà la parola ad altre donne non ha nulla di eccezionale, ma nel 1975 per la giovane regista Coline Serreau (al suo primo film, in parte finanziato da Antoinette Fouque) si trattava di una scelta quasi utopica. Utopie è del resto il titolo che avrebbe voluto dare a questa serie di interviste uscite con il più provocatorio titolo Mais qu’est-ce qu’elles veulent? Le donne in questione si chiamano Véronique, Elisabeth, Liliane. Sono contadine, operaie tessili, una ‘casalinga’ benestante, un’attrice pornografica, una giovane anoressica, una portinaia vedova, una pastora protestante che “ama ciò che fa ma non ha fatto ciò che amava”… Donne che parlano della loro quotidianità e intervistate sul posto di lavoro. Che cosa vogliono? Raccontare la loro vita, raccontarsi, se possibile essere ascoltate anche se i loro desideri entrano in conflitto con la loro realtà, come spesso accade.
Con Mais qu’est-ce qu’elles veulent?, Coline Serreau compie una transizione dal teatro (è stata tirocinante alla Comédie-Française) alla regia di documentari prima di approdare al cinema. Questo passaggio avviene con la naturalezza dell’acqua che scorre, metafora che attraversa tutto il film (montato da Sophie Tatischeff), dove la parola – ripetuta, incessante, liberatoria – diventa protagonista assoluta. Anche a costo di conservarne solo l’aspetto performativo, vista l’ampiezza dei temi e delle problematiche affrontati in questo primo lungometraggio.
Pauline Baduel
Cast and Credits
Scen.: Coline Serreau. F.: Jean-François Robin. M.: Sophie Tatischeff. Prod.: INA, Copra Films. DCP. D.: 81’. Col.
GRANDS-MÈRES DE L’ISLAM
Scheda Film
“Ho avuto troppi figli… è questo che gli rimprovero”. Sulla scia di Mais qu’est-ce qu’elles veulent?, Coline Serreau interpreta liberamente l’opportunità concessa dal produttore televisivo Jean Frapat a vari cineasti, tra cui Chantal Akerman e Jean Eustache. Anziché andare a filmare le sue, di nonne, la regista si immerge nella quotidianità di due famiglie musulmane originarie dell’Algeria e stabilitesi a Gardanne (Bouches-du-Rhône). La prima nonna, Zora, ha avuto venti figli (e poi tre nipoti) da un marito che non conosceva prima del matrimonio: sebbene in casa regni l’allegria, nessuno è cieco di fronte alle evidenti disuguaglianze che vi persistono. La seconda, Kheira, racconta invece la lunga battaglia per ritrovare il figlio sottrattole dal primo marito: non si fiderà mai più di un uomo… Emancipazione, discriminazione, rapporto con la religione e con la Francia: sorretto dai primissimi piani firmati da Jacques Bouquin (di cui si ricordano le collaborazioni, fra gli altri, con Edgardo Cozarinsky, Pierre Beuchot, Simone Bitton), l’impianto intimista ideato da Serreau fa miracoli, accogliendo voci dolci e amabili che attendevano solo di essere ascoltate.
Gautier Roos
Cast and Credits
F.: Jacques Bouquin. M.: Juliette Bort. Prod.: Jean Frapat per TF1, Institut National de l’Audiovisuel. DCP. D.: 36’. Col.
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