Mar
25/08
Cinema Jolly > 18:40
DELO S ZASTEŽKAMI / SAŠA
Antonio Coppola
ALEKSANDRA CHOCHLOVA
Il nome di Aleksandra Chochlova (1897-1985) si lega a quello di Kulešov fin dal loro primo incontro, nel 1919. Come recita il titolo della loro autobiografia a quattro mani, insieme hanno attraversato “cinquant’anni di cinema” (50 let v kino, Iskusstvo, Mosca 1975). Nipote di Pavel Tret’jakov, fondatore dell’omonima galleria, legata fin dall’infanzia agli ambienti artistici, attrice dal 1916, Aleksandra accompagnerà l’intera carriera di Kulešov, con una sola interruzione. Dopo i saggi di Ėjzenštejn e di Viktor Šklovskij, incentrati principalmente sulla sua fondamentale originalità di attrice, ci si è poco interessati a definire il resto della sua attività, ignorando la brevissima carriera di regista che Chochlova intraprende tra il 1929 e il 1931. Dopo il fiasco del film di tematica contemporanea Žurnalistka (La giornalista), costruito da Kulešov intorno a un personaggio di donna moderna (che porta il suo cognome), l’apparizione sullo schermo di Chochlova è vietata, tacitamente ma tassativamente. La motivazione ufficiale è che è “magra e brutta”. “Per il secondo anno consecutivo Chochlova è senza lavoro. Per il secondo anno Kulešov non gira” protesta il suo ammiratore Ėjzenštejn. “Quando si tratta d’una donna, l’idea di maestro, di artista con pari diritti, non è riconosciuta” (Kak ni stranno, – o Hohlovoi, “Kino”, 30 marzo 1926, poi However Odd — Khokhlova!, in Selected Works: Writings, 1922-1934, vol. 1, Tauris, Londra-New York 2010).
È Šklovskij a suggerire a Chochlova di girare Delo s zastežkami. Poi le viene proposto Saša, una sceneggiatura originale che andrà a girare a Leningrado. “A quell’epoca”, scrive nell’autobiografia, “era raro che un regista fosse una donna, così il sindacato mi chiese se non volessi che tutta la troupe di Saša (assistenti, aiuti) fosse anch’essa composta da donne. Dovetti rispondere che non ero particolarmente entusiasta di avere degli uomini nella mia troupe, ma che tutto dipendeva da quale uomo e quale donna, che il sentimento di differenza sociale rispetto agli uomini lo provavo solo un giorno all’anno, l’8 marzo, e per tutti gli altri giorni lasciavo che uomini e donne lavorassero con pari diritti”. Dopo il documentario Igruški (I giocattoli), oggi perduto, ritrova Kulešov: è sua assistente in Gorizont (Orizzonte), attrice e assistente in Velikij Utešitel’ (Il grande consolatore). Non lo lascerà più, partecipando ai suoi ultimi film di finzione, semplici lavori su commissione (1940-1944), come secondo regista o co-regista, e riprendendo come lui il lavoro pedagogico. Dopo la morte di Kulešov nel 1970, si occuperà dell’edizione delle sue opere.
Irène Bonnaud e Bernard Eisenschitz
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Sottotitoli
Versione originale con sottotitoli
Modalità di ingresso
DELO S ZASTEŽKAMI
Scheda Film
È Šklovskij a suggerire a Chochlova un programma composto da cinegiornali sul ritorno di Gor’kij a Mosca e da tre adattamenti di suoi racconti. Sarà realizzato uno solo di essi, Delo s zastežkami, satira della religione pubblicata nel 1896, con quattro personaggi: tre vagabondi e una vecchia devota. Lo scrittore approva la sceneggiatura di Chochlova. Le riprese sono difficili, soprattutto in esterni, “tormentate dalla caccia al sole calante d’autunno” (Chochlova, 50 let v kino). La regista applica i metodi di preparazione di Kulešov. Chochlova: “Quando consegnai il film, qualcuno della direzione chiese dove avessi trovato dei veri vagabondi per le riprese. Dovetti ammettere che uno dei vagabondi era un allievo molto attivo di Kulešov, l’attore e scenografo Galadžev, e gli altri due erano studenti del GTK” (l’istituto di cinema poi divenuto VGIK). Contrappone loro un’attrice teatrale di provata esperienza nel ruolo della bigotta. Secondo Ana Olenina (Aleksandra Khokhlova, Women Film Pioneers Project, Columbia University, New York 2014), “le lezioni di Kulešov sul montaggio e la sua forza retorica sono evidenti in una scena che crea una prospettiva ironica sulla matrona: a molteplici inquadrature che la ritraggono mentre bacia con zelo le reliquie in chiesa si alternano immagini di lavoratori stanchi che aspettano fuori. Una didascalia sarcastica commenta ‘La signora sta accumulando santità’. In un’altra scena il montaggio di Chochlova alterna una conversazione adirata tra la matrona e i suoi sottoposti alle immagini di una pentola piena di marmellata in ebollizione, dove il liquido fumante è una metafora della tensione crescente, come il bollitore in Po zakonu (Secondo la legge)”.
Irène Bonnaud e Bernard Eisenschitz
Cast and Credits
[Il caso dei fermagli]. Sog.: dal racconto omonimo di Maksim Gor’kij. Scen.: Aleksandra Chochlova. F.: Michail Vladimirskij. Scgf.: Arnold Vajsfel’d. Int.: Galina Ivanovskaja (la vecchia), A. Bavrin (Miška, barbone), Pëtr Galadžev (Sen’ka, barbone). Prod.: Sovkino Moskva. DCP. Bn.
SAŠA
Scheda Film
È una storia semplice che si svolge negli anni dell’immigrazione dalle campagne alla città, con un twist da film poliziesco. Saša, giovane contadina incinta, arriva in città. Un poliziotto la prende sotto la sua protezione, un altro la denuncia perché è la moglie di un detenuto accusato di aver ucciso il maestro del villaggio. Il finale del film è andato perduto, ma è facile da dedurre: un flashback discolpa il marito e svela il vero assassino. Il film fu realizzato per un piccolo studio di Leningrado, Belgoskino. “Per studiare la natura e i meccanismi dell’attività poliziesca”, Chochlova trascorre del tempo in un commissariato, segue le procedure di arresto e assiste alla crisi epilettica di un detenuto, cui si ispira in un impressionante episodio dove appare Ljudmila Semënova (Čërtogo Koleso/La ruota del diavolo, Tret’ja Meščanskaja/Letto e divano). È un momento di solidarietà femminile in cui l’eroina sembra uscire dal suo torpore, come quando diventa amica della moglie del poliziotto. Nei suoi ricordi, Chochlova si mostra soprattutto interessata agli attori. Aveva studiato con Stanislavskij, e i suoi principi creativi sembrano qui opporsi allo stile di recitazione espressivo elaborato da Kulešov (scomposizione e meccanizzazione dei gesti e dei movimenti), del quale, da attrice, era stata la più brillante rappresentante: “Ho cercato soprattutto di fare in modo che sembrassero gente vera, non attori. Così, quando hanno scambiato la mia attrice principale per una donna delle pulizie e mi hanno chiesto perché la portassi con me mi sono ritenuta soddisfatta, perché in realtà era una vera attrice che aveva studiato al GTK”. In compenso lo stile di montaggio è proprio quello di Kulešov, e il cast unisce membri del collettivo – Andrej Fajt, Galadžev – e altri attori di varie provenienze e formazioni.
Irène Bonnaud e Bernard Eisenschitz
Cast and Credits
Scen.: Oleg Leonidov, Lev Kulešov, Aleksandra Chochlova. F.: Naum Naumov- Straž. Scgf.: V. Pokrovskij. Int.: Marija Sapožnikova (Saša), P. Il’in (Kotov, suo marito), Andrej Fajt (Pepel’nik), Pëtr Galadžev (Ivan Semënovič), Daniil Vvedenskij (Smirenin), Ljudmila Semënova (donna arrestata), Leonid Kmit. Prod.: Belgoskino Leningrad. 35mm. Bn.
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