Mer
28/06
Cinema Lumière - Sala Scorsese > 18:45
ADDIO GIOVINEZZA!
Stephen Horne
Info sullaProiezione
Sottotitoli
Versione originale con traduzione simultanea in cuffia
Modalità di ingresso
ADDIO GIOVINEZZA!
Scheda Film
Terza versione cinematografica della fortunata commedia crepuscolare di Camasio e Oxilia: preceduta dalle due edizioni del 1913 (a firma di Sandro Camasio, per la Itala Film) e del 1918 (a firma dello stesso Genina, sempre per la Itala), e seguita dall’edizione 1940 di Ferdinando Poggioli. Genina sposta stavolta l’azione ai tardi anni Venti, e non è solo una questione di costumi e scenografia urbana. Trapelano le tracce di una progressiva fascistizzazione dell’Italia, nella protervia sportiva dei ragazzi al parco o nell’episodio dell’occhialuto Leone che in treno si ritrova accanto a un’africana e subito cambia posto disgustato: è solo un rapido passaggio che sa di routine comica, però è anche la traccia d’un razzismo che si sta facendo più istituzionale, rispetto alla variante folclorica e clownesca tutt’altro che estranea al cinema italiano già dai primi anni Dieci (dove per esempio Robinet doveva vedersela con un ‘re negro’ che, giunto in delegazione a Roma, scambiava la cinepresa per una mitragliatrice, ci informa Denis Lotti nell’acuta ricognizione dedicata al fenomeno, “Immagine” 2011). Stretto in una storia di edificante tristezza, e di ragionevolezza ideologica (gli universitari non sposano le sartine), Genina procede qui a passo più pesante e allunga le gag studentesche oltre ogni limite fisiologico. Ma non mancano le sintesi e le visioni di autentica finezza: il montaggio parallelo tra la desolazione di Dorina, nel suo letto, e il primo incontro clandestino tra Elena e lo studente; il trasalimento di lei al chiudersi della porta di Mario, quando lui esce per un appuntamento con la rivale, bell’esempio di come il suono possa diventare funzione narrativa nel cinema muto. Film risolutamente, ironicamente non divistico: di fronte alle trepidazioni di Carmen Boni, in un ruolo tutto sommato convenzionale, Elena Sangro è una donna fatale giunta alla parodia o perlomeno al ripensamento critico di se stessa: abbastanza libera e sfrontata da cercarsi e prendersi un’avventura sessuale, abbastanza disincantata da sapere che se il gioco si fa troppo duro, tanto vale volgersi altrove. Non è più tempo di dive, non è ancora tempo di dark ladies: che d’altra parte, nel cinema italiano, non troveranno mai posto.
Paola Cristalli, “Cinegrafie”, n. 20, 1994, versione aggiornata dall’autrice
Cast and Credits
Sog.: dalla pièce omonima di Sandro Camasio e Nino Oxilia. Scen.: Augusto Genina, Luciano Doria. F.: Carlo Montuori, Antonio Martini. Scgf.: Giulio Folchi. Int.: Carmen Boni (Dorina), Walter Slezak (Mario), Augusto Bandini (Leone), Elena Sangro (Elena), Gemma de’ Ferrari (madre di Mario), Luigi Ricci (padre di Mario), Piero Cocco (Carlo). Prod.: Films Genina. 35mm. L.: 1658 m (incompleto, l. orig.: 2352 m). D.: 65’ a 22 f/s. Bn.
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