Ven

28/08

Teatro Comunale di Bologna > 14:30

16mm: Henri Plaat e Peter Hutton

HENRI PLAAT: FARE FILM COME ‘EVOLUZIONE DI UN HOBBY’
Henri Plaat (1936) è un artista visivo e creatore di opere grafiche, disegni, gouache e collage. Dopo l’abbandono prematuro della scuola si iscrive all’Università di arti applicate per studiare tipografia. Ma la direzione presa gli va stretta, e ben presto si dedica al disegno e si appassiona ai geroglifici dell’antico Egitto e alla cultura Maya. I ricordi della Seconda guerra mondiale e dei cinegiornali influenzano le sue creazioni portandolo a sviluppare un personalissimo codice per ribellarsi alla realtà: “L’umorismo è un antidoto alla paura di cose orribili”. Nel 1966 Plaat si procura una macchina da presa e inizia a girare prima in 8mm e poi in 16mm. Si interessa all’interazione tra immaginario e reale, come rivela il suo impiego di luce e colore, movimento e immobilità, sonoro e musica. Nelle sue performance filmiche più brevi adatta fotomontaggi a opere liriche e canzoni, accostando Wagner e Zarah Leander a suoni di guerra e rumori di aerei. Usando le tattiche dell’assurdo, Plaat esamina giocosamente la teatralità e la natura della meraviglia, spesso facendo ricorso all’improvvisazione associativa, in contrasto con la cruda e tormentata realtà delle guerre che sconvolsero l’Europa. I suoi eclettici diari di viaggio sono elegie fantastiche che si avventurano in surreali esplorazioni archeologiche – in America Latina, India, Grecia e Nord America – con un interesse particolare per i paesaggi in rovina e la bellezza fatiscente. Il suo sguardo sugli imperi caduti e la malinconia della passata grandezza è nostalgico ma incarna anche un desiderio di veridicità, di imparare dalle origini e di preservare questo stato d’animo per l’umanità futura. La scelta di lavorare su pellicola è fortemente motivata dalle qualità visive delle invertibili Kodachrome e Tri-X, che sono in grado di tradurre la sua predilezione per la luce, l’ombra e il colore.

Marius Hrdy

PETER HUTTON: “NIENTE DI TROPPO COMPLICATO”
Spesso non mi considero nemmeno un regista nel senso classico. Perché si tratta solo di osservazioni; sono una sorta di annotazioni che nascono dall’osservazione delle cose che mi interessano. Sono molto semplici: non succede niente di troppo complicato.

Peter Hutton, 2011

Peter Hutton è il regista che ci aiuta a migliorare la nostra capacità di visione. Nei suoi film è chiara la volontà di rivelare l’immobilità nel movimento e il movimento nell’immobilità. Le sue opere possono essere classificate in tre generi distinti: ritratti di paesaggi, ritratti urbani, diari di viaggio. Nella rassegna di quest’anno abbiamo scelto il nostro film preferito per ciascun genere. In Study of a River, che esemplifica i suoi film paesaggistici, Hutton connette alla perfezione il movimento dell’immagine all’immobilità delle inquadrature e viceversa. Qui la maestria artistica di Hutton si pone decisamente al livello delle fotografie di Ansel Adams e delle migliori opere della Hudson River School. Assistendo a Study of a River si sperimenta l’effetto che il cinema è in grado di produrre semplicemente con un uomo e la sua macchina da presa. I ritratti urbani di Peter Hutton sono anch’essi fortemente legati all’arte fotografica. New York, che Hutton ha raffigurato nella trilogia New York Portrait I-III, è una delle città più fotografate del mondo. È stata un soggetto fondamentale per molti grandi maestri della fotografia in bianco e nero, come Helen Levitt e Alfred Stieglitz. Ma nessuno ha mai ritratto la Grande Mela come Peter Hutton, che alla lezione dei classici ha unito la magia del movimento. Al Cinema Ritrovato presenteremo la seconda parte della trilogia, nella quale Hutton mette in luce una problematica sociale, scelta piuttosto rara in questa fase della sua produzione. Mostrando la povertà nelle strade, il regista si avvicina alla fotografia documentaria praticata per esempio da Jacob August Riis. Accostamento a prima vista strano, ma decisamente appropriato nel caso di New York Portrait – Chapter II. Come esempio di travelogue ripresentiamo Images of Asian Music (A Diary from Life 1973-74), resoconto contemplativo del periodo in cui Hutton era marinaio su una nave mercantile nel Sud-Est asiatico. Questo film piuttosto lungo rientra anche nella sua produzione diaristica, delle quale fanno parte i celebri July 71 in San Francisco, Living at Beach Street, Working at Canyon Cinema, Swimming in the Valley of the Moon (che non figurano in questa rassegna). Parlando di questo segmento della sua produzione Hutton lo definì “diaristico senza essere autobiografico”. Io aggiungerei che è il diario visivo di una persona capace di vedere e di cogliere la bellezza in ogni cosa, perfino in un incendio catastrofico: è il caso di Boston Fire, che tra i suoi film presentati in questa rassegna è il più legato al cinema delle origini.

Karl Wratschko 

 

Info sulla
Proiezione

Venerdì 28/08/2020
14:30

Sottotitoli

Versione originale con sottotitoli

Modalità di ingresso

Tariffe del Festival

HITLER STAY AWAY FROM MY DOOR

Regia: Henri Plaat
Anno: 1968
Paese: Paesi Bassi
Durata: 4'
Audio
Sonoro
Edizione
2020

THE STRANGE BUT UNKNOWN MOVIE STAR

Regia: Henri Plaat
Anno: 1974
Paese: Paesi Bassi
Durata: 5'
Audio
Sonoro
Edizione
2020

BOSTON FIRE

Regia: Peter Hutton
Anno: 1979
Paese: USA
Durata: 5'
Audio
Muto
Edizione
2020

NEW YORK PORTRAIT – CHAPTER II

Regia: Peter Hutton
Anno: 1981
Paese: USA
Durata: 16'
Audio
Muto
Edizione
2020

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