ZOLOTI RUKY
Scen.: Ivan Kornienko F.: Oleksij Pankratiev. Scgf.: Mychajlo Rakovskyj, Heorhij Lukašov, B. Fedorenko. Mus.: Hrihorij Hembera. Int.: M. Kindzerskyi, I. Kononenko, Tolia Zajcev, I. Blagodarov, E. Šachovskij, I. Markevyč. Prod.: Studi cinematografici Dovženko. DCP. D.: 36’. Col.
Scheda Film
Insieme a Dumka, questo cortometraggio di Paradžanov forma un dittico sulla cultura ucraina. Il soggetto sono gli artigiani che realizzano ceramiche, dipinti, oggetti in vetro e ornamenti. Kateryna Bilokur, Dmytro Holovko e altre leggende dell’arte popolare si susseguono sullo schermo, mentre una voce fuori campo commenta le particolarità del loro lavoro e le diverse regioni dell’Ucraina che essi rappresentano. Zoloti ruky rivela alcuni aspetti della figura di Paradžanov. Uno è il suo grande amore per le opere d’arte popolare, che collezionò per tutta la vita. Un altro è la passione per l’arte popolare vista come legame con la storia e la natura. Paradžanov evidenzia questo legame attraverso il montaggio, mescolando opere d’arte e paesaggi. Naturalmente i Carpazi ricevono un’attenzione particolare.
Quattro anni prima di Tini zabutykh predkiv, infatti, il regista aveva scoperto per suo conto la cultura degli Hutsuli, popolazione dei Carpazi. Ammirando l’artigianato dei maestri di Kosiv, Paradžanov mostrò le loro leggendarie piastrelle dipinte, che sarebbero poi apparse nel film più importante del suo periodo ucraino.
L’episodio più sorprendente e stimolante del documentario è però l’inaspettato inserimento di un’animazione ispirata a una fiaba ucraina. I protagonisti sono statuette di ceramica che raffigurano noti personaggi del folklore. Attraverso semplici accorgimenti visivi, la storia attira l’osservatore nel vortice dell’incredibile immaginazione di Paradžanov.
Stanislav Bytiutskyi