ZEMLJA I LJUDI

Stanislav Rostockij

Scen.: Gavriil Troepol’skij. F.: Georgij (Grajr) Garibjan. Scgf.: Boris Dulenkov, Sergej Gerasimov. Mus.: Kirill Molčanov. Int.: Aleksej Egorov (Pëtr Šurov), Elena Krivcova (Tosja El’nikova), Pëtr Černov (Popov), Vladimir Ivanov (Alëša), Rimma Šorochova (Nastja), Vladimir Ratomskij (Terentij Petrovič), Pëtr Alejnikov (Ignat Uškin), Grigorij Belov (Evseič), Ivan Kuznecov (Belov), Boris Sitko (Samovarov). Prod.: Moskovskaja kinostudija im. Gor’kovo · 35mm. Bn.

 

 

 

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T. it.: Titolo italiano. T. int.: Titolo internazionale. T. alt.: Titolo alternativo. Sog.: Soggetto. Scen.: Sceneggiatura. Dial.: Dialoghi. F.: Direttore della fotografia. M.: Montaggio. Scgf.: Scenografia. Mus.: Musiche. Int.: Interpreti e personaggi. Prod.: Produzione. L.: lunghezza copia. D.: durata. f/s: fotogrammi al secondo. Bn.: bianco e nero. Col.: colore. Da: fonte della copia

Scheda Film

Per descrivere i conflitti del presente il cinema degli anni Cinquanta si volse alla letteratura contemporanea, e in particolare alle prose pubblicate sulla rivista “Novyj mir” e dedicate alle problematiche rurali: i saggi dell’agronomo Gavriil Troepol’skij ispirarono il regista Stanislav Rostockij, veterano della Seconda guerra mondiale diplomatosi al VGIK, allievo di Ėjzenštejn e Kozincev e in seguito insignito di titoli onorifici e due volte candidato al premio Oscar per i film A zori sdes’ tichie (Qui le albe sono quiete) e Belyj Bim Čërnoe Ucho (Bim bianco dall’orecchio nero). Zemlja i ljudi, primo film di Rostockij, rispondeva all’‘estetica del reale’ e fu definito “controrivoluzionario” dal ministro della cultura. “Cerchiamo di avvicinarci alla vita, senza abbellimenti. Abbiamo filmato le case dei contadini così come sono, dentro e fuori”, spiegarono gli autori. Colpisce anche la tematica dell’inefficienza che soffoca lo spirito d’iniziativa dei lavoratori, corrotti dall’irresponsabilità collettiva. “Comandare facendo in modo che nessuno sia responsabile di niente”: è il motto del capo-kolchoz Samovarov. Il grottesco saggio Prochor semnadcatyj, korol’ žestjanščikov (Prochor XVII, re degli stagnini) (il regista lesse il manoscritto, ottenuto dalla redazione della rivista, perché la pubblicazione era stata ritardata dalla censura) è nel film addolcito per ragioni estetiche e di genere. Il genere è quello della ‘vita quotidiana nei luoghi di produzione’, dove le problematiche tecnologiche si accompagnano a una trama lirica affidata a eroi moralizzatori: tali sono in Zemlja i ljudi la studentessa Tosja, agli antipodi dell’agronomo Šurov, e il nuovo direttore Popov che fa la sua comparsa nel finale. Ma queste figure un po’ piatte sono ravvivate dai personaggi di secondo piano, che definiscono qui la vera storia. Da un lato ci sono i rappresentanti dell’autorità che esige la totale sottomissione alle direttive (tra tutti, il burocrate Dubin nell’espressiva interpretazione di Pëtr Konstantinov), circondati da figure corrotte dalla vicinanza al potere, come Samovarov e la sua cerchia: ladri e imbroglioni interpretati in chiave grottesca da popolari attori specializzati nel genere comico e fantastico. Dall’altro lato ci sono i contadini che contestano il sistema basato sull’irresponsabilità collettiva. La brillante interpretazione dell’attore teatrale Vladimir Ratomskij dà spessore alla tradizionale figura del vecchio saggio Terentij, profondamente legato alla terra. Ancora più interessante è l’evoluzione del personaggio interpretato da Pëtr Alejnikov, amatissimo dal pubblico degli anni Trenta e Quaranta nel ruolo dell’eroe indisciplinato ma affascinante. Il suo Uškin è un tipo non meno convenzionale, il contadino pigro. Ma anche quella pigrizia si trasforma qui in protesta passiva contro il sistema. Le linee narrative dei due personaggi culminano nel rifiuto a sottomettersi al documento ufficiale. Terentij, accantonato il discorso scritto per lui, si rivolge all’assemblea parlando a proprio nome, mentre Uškin si rifiuta di firmare la denuncia contro l’onesto protagonista. Il film fu bloccato dalla censura. La sua sorte cambiò grazie a Chruščëv, che lo aveva visto alla vigilia del XX Congresso del PCUS: Zemlja i ljudi corrispondeva al suo programma. Il film ebbe allora un’ampia distribuzione e ricevette l’approvazione della stampa.

Evgenij Margolit

 

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