WAIT TILL THE SUN SHINES, NELLIE

Henry King

Sog.: dal romanzo I Heard Them Sing (1946) di Ferdinand Reyher. Scen.: Allan Scott, Maxwell Shane. F.: Leon Shamroy. M.: Barbara McLean. Scgf.: Lyle R. Wheeler, Maurice Ransford. Mus.: Alfred Newman. Int.: David Wayne (Ben Halper), Jean Peters (Nellie Halper), Hugh Marlowe (Ed Jordan), Albert Dekker (Lloyd Slocum), Helene Stanley (Eadie Jordan), Tommy Morton (Benny Halper Jr.), Joyce MacKenzie (Bessie Jordan), Alan Hale Jr. (George Oliphant), Richard Karlan (Mike Kava). Prod.: George Jessel per Twentieth Century-Fox Film Corp.. 35mm. D.: 109’. Col.

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T. it.: Titolo italiano. T. int.: Titolo internazionale. T. alt.: Titolo alternativo. Sog.: Soggetto. Scen.: Sceneggiatura. Dial.: Dialoghi. F.: Direttore della fotografia. M.: Montaggio. Scgf.: Scenografia. Mus.: Musiche. Int.: Interpreti e personaggi. Prod.: Produzione. L.: lunghezza copia. D.: durata. f/s: fotogrammi al secondo. Bn.: bianco e nero. Col.: colore. Da: fonte della copia

Scheda Film

“Capolavoro minore e praticamente sconosciuto sulla nostalgia in tutti i suoi aspetti”, come scrive Clive Denton, il film riassume quasi cinquant’anni di vita a Sevillinois, narrati in flashback dal punto di vista del barbiere della cittadina. È uno dei primi casi in cui King offre un ritratto completamente maturo di un rapporto coniugale, e il barbiere e la sua bellissima e tormentata moglie sono chiaramente primi abbozzi che verranno sviluppati nei melodrammi in CinemaScope dell’ultimo King, in particolare Tenera è la notte.
Tratto da un romanzo inizialmente opzionato dalla compagnia di Edward G. Robinson con l’idea di farlo interpretare a quest’ultimo (cosa che, data l’età di Robinson, avrebbe portato a un noir più che a un melodramma), il film è una delicata variazione su un tema ricorrente in King, l’incostanza delle emozioni. Qui lo stoicismo del regista, la sua passione per il processo di creazione delle società e il suo sguardo nostalgico a un’America perduta toccano il loro apice. Con un’atmosfera più amara e cupa di gran parte dei film di questo autore, a dispetto della seducente fotografia in Technicolor.

Ehsan Khoshbakht

 

Uno dei generi in cui Henry King eccelleva era il cosiddetto ‘Americana’, scarsamente apprezzato fuori degli Stati Uniti. Temo che tale affinità con qualcosa che molti trovano poco interessante se non irritante sarà sempre destinata a ostacolare la comprensione del cinema di King. Su oltre cento film – almeno la metà dei quali dovrebbe essere nota a chiunque abbia a che fare con il cinema di Hollywood – sono molti a rientrare nel genere ‘Americana’, del quale Wait Till the Sun Shine, Nellie è la più pura espressione. Chi è allergico ai simboli dello stile di vita americano – torta di mele, hot dog, chewing-gum, marshmallow, sciroppo Aunt Jemima per pancake e caramelle Life Savers – probabilmente non riesce a cogliere in King la rivelazione mai troppo ottimistica del calore umano, del senso dell’umorismo, della generosità, dell’amore e della resilienza dei suoi personaggi.
Benché King sia stato etichettato come ‘convenzionale’ e ‘conservatore’, oso dire che nessun altro regista americano di quel periodo ha saputo abbracciare mezzo secolo in un centinaio di minuti, ha avuto il coraggio (a parte Hitchcock) di eliminare uno dei personaggi centrali a metà film e, con l’eccezione di Joseph Losey, ha affidato a David Wayne il ruolo principale senza cercare di renderlo simpatico al pubblico.

Miguel Marías

Copia proveniente da

per concessione di Park Circus