THE TALK OF THE TOWN

George Stevens

Sog.: Sidney Harmon. Scen: Irwin Shaw, Sidney Buchman. F.: Ted Tetzlaff. M.: Otto Meyer. Scgf.: Lionel Banks. Mus.: Frederick Hollander. Int.: Cary Grant (Leopold Dilg), Jean Arthur (Nora Shelley), Ronald Colman (Michael Lightcap), Edgar Buchanan (Sam Yates), Emma Dunn (Mrs. Shelley), Rex Ingram (Tilney), Glenda Farrell (Regina Bush), Charles Dingle (Andrew Holmes), Leonid Kinskey (Jan Pulaski), Tom Tyler (Clyde Bracken). Prod.: George Stevens per Columbia Pictures. DCP. D.: 114’.

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T. it.: Titolo italiano. T. int.: Titolo internazionale. T. alt.: Titolo alternativo. Sog.: Soggetto. Scen.: Sceneggiatura. Dial.: Dialoghi. F.: Direttore della fotografia. M.: Montaggio. Scgf.: Scenografia. Mus.: Musiche. Int.: Interpreti e personaggi. Prod.: Produzione. L.: lunghezza copia. D.: durata. f/s: fotogrammi al secondo. Bn.: bianco e nero. Col.: colore. Da: fonte della copia

Scheda Film

Questo triangolo amoroso superbamente recitato e totalmente imprevedibile è una ‘commedia seria’, sempre che una cosa simile esista. Cary Grant, imprimendo una netta svolta al suo personaggio cinematografico, interpreta Dilg, operaio di sinistra accusato di un mortale attacco incendiario. La sua evasione accelera l’isteria di una cittadina che scalpita per vederlo impiccato. Cerca rifugio da un’ex compagna di classe (Nora, interpretata da Jean Arthur) che ha appena affittato casa a un professore di diritto interpretato da Ronald Colman. È a quel punto che la casa diventa uno spazio scenico gestito dalla vivace Arthur, che si frappone e diventa oggetto delle attenzioni romantiche del sardonico e bofonchiante Grant e del nobile e convincente Colman. Nel platonico ménage à trois le ideologie contrastanti cementano il terzetto: “Una famiglia felice”, è la definizione di Colman. Idee astratte sulla legge e la giustizia vengono riesaminate e messe in pratica. Nel frattempo, la casa che doveva diventare un’oasi di tranquillità per la creatività intellettuale di Colman diventa il fulcro della vita locale. Come in La donna del giorno, nella visione di Stevens delle responsabilità civili e umane in tempo di guerra, anche coloro che tentano di sottrarsi alla politica finiscono coinvolti – ma rispetto a quel film l’orientamento politico è maturato ed è diventato rilevante. Inoltre, come in Il cavaliere della valle solitaria, il film riconosce la violenza e la forza come strumenti che sono parte integrante della civiltà, ma la visione dell’intolleranza provinciale, della manipolazione della giustizia e della mentalità del branco è audacemente nuova per il mondo di Stevens e resta estremamente attuale.
La troupe era quasi la stessa di Ho sognato un angelo (tranne il direttore della fotografia Ted Tetzlaff, preso in prestito dalla Paramount). Furono contemplati due finali (a seconda del pretendente scelto da Nora) ma fu girato solo quello esistente. Incantevole in ogni sua scena, il film fu candidato a sette Oscar, compreso quello per il miglior film, ma non ne vinse nessuno.

Ehsan Khoshbakht

Copia proveniente da

Per concessione di Park Circus.
Restaurato in 4K nel 2023 da Sony Pictures Entertainment presso il laboratorio Roundabout Entertainment a partire dai master 35mm fine grain. Versione con scene extra.