The Iron Mask

Allan Dwan

T. it.: La maschera di ferro. Sog.: da I tre moschettieri, vent’anni dopo e L’uomo dalla maschera di ferro di Alexandre Dumas padre, e dalle memorie di D’Artagnan, Richelieu, e Rochefort. Scen.: Elton Thomas, Lotta Woods. F.: Henry Sharp. Scgf.: William Cameron Menzies. Int.: Douglas Fairbanks (D’Artagnan), Marguerite de la Motte (Constance), Belle Bennett (Regina Madre), Dorothy Revier (Milady de Winter), Rolfe Sedan (Luigi XIII), William Bakewell (Luigi XIV e il suo gemello), Gordon Thorpe (il giovane principe e il suo gemello), Nigel De Brulier (Cardinale Richelieu), Leon Bary (Athos), Stanley J. Sandford (Porthos), Gino Corrado (Aramis). Prod.: Douglas Fairbanks per The Elton Corporation. Pri. pro.: 9 marzo 1929. 35mm. L.: 2639 m. D.: 104′ a 22 f/s. Bn.

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T. it.: Titolo italiano. T. int.: Titolo internazionale. T. alt.: Titolo alternativo. Sog.: Soggetto. Scen.: Sceneggiatura. Dial.: Dialoghi. F.: Direttore della fotografia. M.: Montaggio. Scgf.: Scenografia. Mus.: Musiche. Int.: Interpreti e personaggi. Prod.: Produzione. L.: lunghezza copia. D.: durata. f/s: fotogrammi al secondo. Bn.: bianco e nero. Col.: colore. Da: fonte della copia

Scheda Film

Questo fu l’ultimo film muto di Douglas Fairbanks, che vi mise l’anima e anche una bella somma di denaro. Il suo Three Musketeers del 1921 era stato bandito in Francia perché i francesi avevano girato una loro versione e ritenevano che quella di Doug contenesse errori storici. Fairbanks decise così di rendere questo film irresistibile per i francesi. Assunse l’illustratore di Dumas, Maurice Leloir, che scrisse poi un’incantevole biografia intitolata Five Months with Douglas Fairbanks. Leloir fu consultato su tutti i dettagli della produzione e diede perfino lezioni di portamento. Laurence Irving, nipote del grande attore inglese Sir Henry Irving, cominciò la sua carriera di scenografo con The Iron Mask e lavorò anche al successivo film di Fairbanks, The Taming of the Shrew. In entrambi i casi ebbe la fortuna di collaborare con William Cameron Menzies, creatore del mondo fiabesco di Il ladro di Bagdad. Allan Dwan era amico di Doug dagli anni Dieci,  quando  entrambi  lavoravano  per D.W. Griffith, e lo diresse in alcuni dei suoi film più belli, A Modern Musketeer, Robin Hood e questo The Iron Mask. “Il teatro stava stretto a Doug”, disse Dwan. “Era molto attivo, amava il movimento e lo spazio, si godeva ogni istante della lavorazione di un film”. Fairbanks era nato per interpretare D’Artagnan: in A Modern Musketeer (1917), scritto e diretto da Dwan, la madre del protagonista legge I tre moschettieri durante la gravidanza. Voleva che i suoi film fossero una prosecuzione di quello spirito avventuroso che aveva ormai abbandonato il mondo. Si innamorò del cinema perché gli permetteva di raccontare storie con la mimica, l’allusione, l’azione e il movimento. David Gill e io intervistammo Dwan alla fine degli anni Settanta, quando stavamo lavorando alla serie televisiva Hollywood. Ci disse che dopo aver girato il prologo parlato Fairbanks era rimasto scosso perché la sua voce aveva i toni alti che gli attori dell’epoca temevano. Dwan gli disse di non preoccuparsi e chiamò un doppiatore. Ma quando parlammo con il doppiatore, Ed Bernds, lui disse che non era assolutamente vero: la voce era quella di Fairbanks, effettivamente riconoscibile grazie ai suoi film sonori. Be’, dicono che ascoltando due testimoni di un incidente stradale si finisce per dubitare della storia. Riuscimmo anche a rintracciare Laurence Irving, nel Kent, e lui ci raccontò che Fairbanks aveva spiccato l’incredibile salto dall’albero alla finestra del convento senza controfigura e senz’altra misura di sicurezza oltre alla siepe d’alloro posta sotto l’albero. Ci riferì anche un episodio che usammo per concludere la nostra serie. Fairbanks stava per girare i prologhi parlati e portò Irving sul set insonorizzato. “Nello studio erano appese pesanti coperte, ma la presenza più minacciosa era il microfono montato su una lunga asta. Douglas si fermò, gli occhi spalancati sul buio della sala, si volse verso di me e disse ‘Laurence, il romanticismo del cinema finisce qui’ “. Sappiamo che non sarebbe stato così. Ma Fairbanks non aveva alcun entusiasmo per il sonoro, e questo splendido film è un addio all’arte che tanto amava.

 Kevin Brownlow

Copia proveniente da

Restaurato da Photoplay Productions