Tess
Sog.: dal romanzo Tess of the d’Urbervilles di Thomas Hardy. Scen.: Gérard Brach, Roman Polanski, John Brownjohn. F.: Geoffrey Unsworth, Ghislain Cloquet. Mo.: Alastair McIntyre, Tom Priestley. Scgf.: Pierre Guffroy. Mu.: Phillipe Sarde. Su.: Jean-Pierre Ruh. Int.: Nastassja Kinski (Tess), John Collin (John Durbeyfield), Tony Church (pastore Tringham), Peter Firth (Angel Clare), John Bett (Felix Clare), Tom Chadbon (Cuthbert Clare), Rosemary Martin (Mrs Durbeyfield), Leight Lawson (Alec d’Urberville). Prod.: Claude Berri per Renn Productions, Timothy Burrill Productions, Société Française de Production. Pri. pro.: 25 ottobre 1979 DCP. D.: 171’.
Scheda Film
La copia restaurata è stata realizzata digitalizzando il negativo in 4K. I test preliminari in 2K e 4K avevano rivelato che solo la digitalizzazione in 4K sarebbe stata in grado di riprodurre i contorni delle immagini, i toni raffinati degli incarnati e il bagliore tenue e meravigliosamente diffuso dei film di quegli anni, ottenuto dai due direttori della fotografia, Geoffrey Unsworth e Ghislain Cloquet, grazie all’uso di filtri. Il restauro del suono è stato condotto da L.E. Diapason. Tess è stato uno dei primi film a usare il Dolby Stereo, formato che avrebbe rivoluzionato il cinema con l’introduzione del sonoro multicanale nella maggioranza delle sale cinematografiche. Sebbene sia probabile che il suono sia stato mixato con attrezzature adattate alla meglio al sistema multicanale, la colonna sonora del film esplorava già le possibilità offerte dal formato, in particolare nel sontuoso trattamento delle musiche e nel lavoro condotto sull’atmosfera che offrono una rara qualità e profondità.
“Sono stato molto influenzato dal surrealismo e dal teatro dell’assurdo” ha dichiarato Polanski. “Ma adesso che il mondo è diventato assurdo e quasi surreale voglio tornare alla semplicità e all’essenzialità delle relazioni umane. […] Tess è soprattutto una grande storia d’amore […]. Le vicissitudini di Tess corrispondono all’ossatura del melodramma vittoriano: sedotta, resta incinta e dà alla luce un bambino che muore ancora in fasce, sposa un giovane che poi l’abbandona e finisce sul patibolo per l’omicidio del suo seduttore. Ma la carne con cui Hardy ricopre quell’ossatura è stupefacente. Lega la ragazza al ritmo della natura, all’interno di una società vittoriana in conflitto con tutto ciò che è spontaneo e naturale. […] Tess è rigenerazione e continuità, ma l’epoca e la società in cui vive sono scardinate. Contrapponendo Tess alla madre, Hardy lo sottolinea magnificamente. […] Il contrasto sta tutto lì. […] La madre appartiene al passato e Tess al presente, alla modernità, come voi e me. È la prima eroina autenticamente moderna. […] Tess segna l’inizio di una nuova fase. Come ho già detto, è il film della mia maturità. Se la gente ha un’idea così limitata del mio stile e dei miei interessi da non riuscire ad accettare qualcosa di diverso, mi dispiace. Nel cinema capita che i registi vengano incasellati come succede con gli attori. Sono certo che a Cannes il film farà discutere”. coproduzione franco-britannica, è il primo film sonoro tratto dal romanzo di Hardy. È stato preceduto da un muto del 1924 con Blanche Sweet e Conrad Nagel. I diritti di sfruttamento cinematografico rimasero in possesso di David O. Selznick per molti anni (per Tess si pensava a Jennifer Jones). […] Polanski scoprì il libro qualche anno fa grazie alla moglie Sharon Tate, che era stata proposta per il ruolo principale. […] Chi doveva interpretare Tess? Il film prese una direzione interessante quando il ruolo dell’eroina bella e sfortunata di Hardy andò a una giovane attrice tedesca, Nastassja Kinski […]. “Quando l’ho conosciuta” ricorda Polanski “Nastassja aveva quindici anni, ma era già una donna. Una donna e una bambina nello stesso tempo. È ancora così, e naturalmente questa qualità è perfetta per Tess. […] Tess è stato realizzato con una gran dose di improvvisazione. Abbiamo girato molto al crepuscolo o in penombra, con troupe, macchina da presa e attori che si affannavano per sfruttare la luce in un dato momento e in un dato luogo. […] Con i film in costume si corrono rischi di quel tipo. […] La bellezza delle immagini dovrebbe essere solo un di più, un bonus. La gente non va al cinema per vedere un album di belle fotografie. Ci va per provare qualcosa. […] Nell’arte quello che conta è l’emozione. […] L’arte deve coinvolgere, e se non lo fa non lascia un’impressione durevole. Ci sono tanti modi per coinvolgere il pubblico, per farlo piangere, ridere, avere paura. Con Tess abbiamo a disposizione del materiale così forte da non doverci preoccupare delle belle immagini. La storia è appassionante, la ragazza commovente e il film ricco di emozioni universali. Va ricordato che Tess […] è una donna pura. Era questo il sottotitolo del romanzo di Hardy. Tess infrange i codici morali vittoriani per ubbidire alla legge naturale, alla natura, la sua natura. Il libro parla di questo. Il film è un’accusa all’ipocrisia e all’ingiustizia di quella società, e più in generale di tutte le società rigide e repressive”.
Roman Polanski, in Harlan Kennedy, “Tess”: Polanski in a Hard Country, “American Film”, vol. 5, n. 1, ottobre 1979