SONO ZEN’YA

Ryo Hagiwara

Sog.: Sadao Yamanaka. Scen.: Kinpachi Kajiwara. F.: Kikuzo Kawasaki. M.: Toshio Goto. Scgf.: Sentaro Iwata. Mus.: Tadashi Ota. Int.: Chojuro Kawarasaki (Sentaro Takigawa), Kan’emon Nakamura (Hikotaro), Sachiko Chiba (Yoshie Todo), Hideko Takamine (Otsu), Tamae Kiyokawa (Omasa), Isuzu Yamada (Osaki), Sukezo Suketakaya (Hikobei), Tsuruzo Nakamura (Tokubei), Kosaburo Tachibana (Toma Yasuda), Sensho Ichikawa (Kyohei Matsunaga). Prod.: Masanobu Takeyama per Toho. 35mm. D.: 86’. Bn.

info_outline
T. it.: Titolo italiano. T. int.: Titolo internazionale. T. alt.: Titolo alternativo. Sog.: Soggetto. Scen.: Sceneggiatura. Dial.: Dialoghi. F.: Direttore della fotografia. M.: Montaggio. Scgf.: Scenografia. Mus.: Musiche. Int.: Interpreti e personaggi. Prod.: Produzione. L.: lunghezza copia. D.: durata. f/s: fotogrammi al secondo. Bn.: bianco e nero. Col.: colore. Da: fonte della copia

Scheda Film

Dopo la morte di Sadao Yamanaka, la sua ultima sceneggiatura fu portata sullo schermo dal regista Ryo Hagiwara, che ne fece una potente critica degli effetti devastanti della guerra e del fanatismo nazionalista sull’uomo medio, ridotto all’apatia o alla condizione di vittima di fronte all’assurdità della violenza. Nella sua fosca visione della condizione umana, il film ricorda Ninjo kamifusen di Yamanaka. Come osserva Donald Richie, in questa storia di una famiglia di albergatori di Kyoto che si ritrova coinvolta nei disordini della Restaurazione Meiji, “il ninjo [la sfera delle emozioni umane] diventa una sorta di equivalente del coraggio”, mentre il Shinsengumi, il corpo di polizia d’élite, viene presentato sotto una luce ben poco lusinghiera, “paragonandolo implicitamente, per violenza e distruttività, al violento e distruttivo esercito giapponese contemporaneo”.
Nato nel 1910, Hagiwara era entrato nell’industria cinematografica nel 1930. Dopo il suo arrivo alla Nikkatsu nel 1934 ebbe come guida Sadao Yamanaka, destinato a esercitare su di lui un’influenza duratura. Collaborò alle sceneggiature collettive del Narutaki-gumi prima di esordire alla regia nel 1936. Lavorò in varie compagnie di produzione e in seguito diresse vari film indipendenti. Sono zen’ya è la sua opera più famosa. La cruda rappresentazione della fragilità e dell’impotenza dei protagonisti di fronte alle circostanze storiche fu troppo forte per il recensore di “Kinema Junpo”, il quale elogiò la regia di Hagiwara giudicandola una delle sue migliori, ma ammise che scene come quella del seppuku e il precipitarsi dei personaggi tra le braccia della morte lasciavano una sensazione sgradevole e persistente. Alla fine, osservava il recensore, la cieca desolazione yamanakiana produceva nello spettatore solo un senso di disperazione. Con il senno di poi, il disagio del critico rivela la forza sovversiva di questo film ideologicamente dissidente. L’opera è la degna testimonianza del talento di un regista costretto a lasciare il cinema giapponese proprio quando esso aveva forse più bisogno di lui.

Alexander Jacoby e Johan Nordström

 

La recensione su Cinefilia Ritrovata

Copia proveniente da