SANGUE BLEU
S.: Guglielmo Zorzi. F.: Giorgino Ricci In.: Francesca Bertini, Andrea Habay, Angelo Gallina, Elvira Radaelli, Amedeo Ciaffi. P.: Celio Film, Roma. L.O.: 1308mt. D.: 70’. 35mm
Scheda Film
Quando, nell’agosto del 1914, cominciano a tuonare i cannoni, l’Italia non è ancora direttamente coinvolta nella guerra che dilanierà l’Europa, ma è immediato il riflesso degli eventi bellici sulla nostra economia. In quella cinematografica desta preoccupazione il rifornimento di pellicola vergine, la chiusura di diversi mercati e poi, anche se neutrale, il paese comincia a mobilitarsi: molti cineasti vengono chiamati alle armi.
La reazione delle Case di produzione è immediata: in taluni casi i film di prossima realizzazione vengono annullati, le spese promozionali ridotte, la paga del personale fisso – è il caso della Cines e della sua collegata Celio – dimezzata. Quando Francesca Bertini, che è la prima attrice della Celio, viene informata del provvedimento, denuncia il contratto ed esce dalla Casa che citerà (vittoriosamente) per inadempienza contrattuale.
“Sangue bleu – come ci informa Aldo Bernardini nel suo saggio sull’attrice in Le Dive (Laterza, 1985) – nato dal tentativo evidente di far recedere l’attrice dalla sua decisione di lasciare la Casa, risulta studiato e lanciato come una sorta di plateale omaggio all’arte e alla ormai affermata personalità divistica della protagonista. Si tratta in effetti del primo film scritto e programmato in funzione delle risorse della Bertini: una violenta storia d’amore e di morte, che ruota attorno alla principessa Elena di Montvallon, sfruttata dall’amante e costretta ad accettare una scrittura alle Folies-Bergère; il racconto culmina nella scena del “tango della morte”, eseguito dalla principessa umiliata sul palcoscenico del teatro e si conclude con il suo tentato suicidio”.
Presentando il film come un capolavoro, sui periodici specializzati la Celio faceva premettere al resoconto della trama un lungo testo elogiativo dedicato all’interprete protagonista, la quale – si affermava – “vi aveva profuso tutta l’anima sua grande di artista incomparabile”.
In effetti, la prestazione di Francesca Bertini risulta tanto più ammirevole e da apprezzare in quanto costituisce il punto di forza di un racconto abbastanza inverosimile e artificioso.
Sangue bleu, con qualche riserva sulla trama, viene recensito tutto in funzione dell’interpretazione de la Bertini: “Gran signora nei primi atti – rimarca il critico de La vita cinematografica – sa scendere per gradi fino al livello della donna perduta, che pur conserva nell’anima il germe dell’antica nobiltà”.
“La Bertini sembra vivere sognando – osserva un altro recensore – e la sua è una dimensione diversa, onirica, si ha l’impressione che quella donna sullo schermo appartenga ad un mondo diverso, misterioso, ineffabile, nel quale lo spettatore è introdotto solo per il breve tempo della proiezione”.
È la consacrazione della “diva” per eccellenza del cinema muto italiano.
(Vittorio Martinelli)