ROUBEN MAMOULIAN – LOST AND FOUND

André S. Labarthe

M.: Danielle Anezin. Int.: Jean-Claude Dauphin (commento). Prod.: Kidam, Ciné +, CNC – Centre national du cinema et de l’image animée. DCP. D.: 56’. Bn.

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T. it.: Titolo italiano. T. int.: Titolo internazionale. T. alt.: Titolo alternativo. Sog.: Soggetto. Scen.: Sceneggiatura. Dial.: Dialoghi. F.: Direttore della fotografia. M.: Montaggio. Scgf.: Scenografia. Mus.: Musiche. Int.: Interpreti e personaggi. Prod.: Produzione. L.: lunghezza copia. D.: durata. f/s: fotogrammi al secondo. Bn.: bianco e nero. Col.: colore. Da: fonte della copia

Scheda Film

In fatto di interviste filmate, Mamoulian è uno dei grandi della Hollywood classica più ampiamente documentati. La sua eloquenza e la sua saggezza si apprezzano in interviste concesse per documentari sugli amici (George Stevens: A Filmmaker’s Journey) o sul cinema dell’orrore (The Horror of It All). Non mancano poi film esclusivamente dedicati a lui, come Rouben Mamoulian, l’âge d’or de Broadway et Hollywood (2007) di Patrick Cazals, che contiene anche brevi spezzoni di interviste concesse al regista iraniano di origini armene Arby Ovanessian (ospite del Cinema Ritrovato 2022). Mamoulian fu intervistato anche dalla televisione, sulla scia del ritorno in auge dei suoi film negli anni Sessanta: ricordiamo per esempio Film Extra (1973) della BBC. Tuttavia questa intervista per la televisione francese realizzata da uno dei padri del documentario televisivo sul cinema, André S. Labarthe, è stata considerata perduta per decenni prima di essere recuperata e inserita in Rouben Mamoulian – Lost and Found. Si tratta dell’intervista più dettagliata mai concessa da Mamoulian, che in essa passa in rassegna la sua intera carriera.
Siamo nella villa del regista a Beverly Hills, nel settembre 1965, solo un paio di settimane dopo i fatti di Watts. Ma non c’è traccia dei disordini sociali nella casa e nei modi cortesi del gentile ed elegante sessantottenne che risponde alle domande di Hubert Knapp in un francese melodioso, ricordando la propria vita movimentata da Tbilisi a Hollywood. Mamoulian parla a lungo dei musical a teatro e sullo schermo e cita con orgoglio i suoi primi esperimenti sonori, come il missaggio del suono per ottenere un effetto impressionistico in Applause. Rifiuta l’identificazione dello stile con il manierismo, affermando invece che lo stile è il punto di vista dell’artista sul mondo: è così possibile interpretare i suoi movimenti di macchina ariosi, il montaggio incisivo e l’effervescenza della narrazione come una particolare visione dell’umanità.

Ehsan Khoshbakht

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