PORUČIK KIŽE
[Tenente Kiže] Scen.: Juryj Tynjanov. F.: Arkadij Kol’catyj. Scgf.: Pëtr Snopkov, Konstantin Kartašov. Mus.: Sergej Prokof’ev. Int.: Michail Janšin (Paolo I), Boris Gorin-Gorjajnov (conte Palen), Nina Šaternikova (principessa Gagarina), Sof’ja Magarill (la sua dama di compagnia), Erast Garin (aiutante), Michail Rostovcev (comandante della fortezza), Vladimir Lepko (conte Kutajsov, barbiere dell’imperatore), Leonid Kmit (scrivano dell’esercito), Konstantin Gibšman (medico di corte). Prod.: Belgoskino 35mm. D.: 86’. Bn.
Scheda Film
La partitura di Sergej Prokof ’ev già basta a rendere immortale Poručik Kiže. La suite sinfonica vive di vita propria e di tanto in tanto risveglia l’interesse per il suo antenato cinematografico. Eppure questo film bizzarro ha molti altri aspetti interessanti. A partire dal genere a dalla trama. Le commedie storiche erano popolari in Europa, ma ai russi non piaceva scherzare sulla storia, che era solitamente oggetto di orgoglio o condanna e in ogni caso un soggetto drammatico. Ma il folle zar Paolo I si prestava alla perfezione a una satira politica, satira anche esteticamente piuttosto raffinata. I direttori della fotografia russi avevano un debole per l’Ottocento con il suo naturalismo, il fumo delle fabbriche, le ferrovie, i cappelli a cilindro e le uniformi. Ma non c’erano modelli estetici per il Settecento. La fotografia di Arkadij Kolcatyj e le scenografie di Pëtr Snopkov e Konstantin Kartašov creano un universo completamente nuovo, fragile e freddo come finissima porcellana, che insieme alle campane, ai flauti e ai tamburi di Prokof ’ev produce il giusto senso dell’assurdo.
Ma quel che è veramente, scandalosamente e deliziosamente assurdo è la trama. Poručik Kiže è una sorta di biopic. È la storia di un militare: esilio e miracolosa redenzione, matrimonio, fulminea carriera, malattia e morte. Ci Poručik Kiže 164 sono tutti gli ingredienti tranne uno: il militare. Perché il tenente che dà il nome al film non esiste, è un errore ortografico. Così nella sceneggiatura di Juryj Tynjanov, romanziere storico di talento e uno dei più grandi filologi del Novecento. E solo un filologo avrebbe potuto scegliere come protagonista un errore ortografico: un errore ortografico che fece carriera.