Seconda utopia: 1934 – L’età dell’oro del cinema sonoro sovietico

Programma e note a cura di Peter Bagrov

 

Il cinema sovietico adottò il sonoro più tardi rispetto ad altre grandi industrie cinematografiche. Anche se nel 1929 furono girati alcuni cortometraggi sonori sperimentali, il primo lungometraggio uscì solo nell’estate del 1931. Per molti anni il suono continuò a essere considerato un lusso; l’ultimo film muto uscì addirittura nel 1936, e fino al 1947 si continuò a realizzare versioni mute di film sonori.
Accanto ai problemi tecnici c’erano questioni ideologiche. Agli inizi del 1931 il dipartimento Agitprop del Comitato centrale del Partito comunista aveva sostanzialmente bloccato l’importazione dei film stranieri. Per quanto riguarda la produzione nazionale del 1929-1931, essa fu duramente criticata in quanto formalista, naturalista o ‘spettacolo dozzinale’. Ne conseguì una crisi profonda, non solo artistica ma anche economica: i cinema erano vuoti. La questione era seria, e nell’aprile del 1932 il governo decise di allentare le redini. Il cinema era un’industria lenta, e i risultati furono visibili solo nel 1934. Il 1934 fu anche il primo anno di relativa libertà politica nell’URSS e di conseguenza un anno di perfetta armonia nella storia del cinema sovietico. I registi sembravano aver finalmente conseguito un equilibrio tra alti standard artistici, risultati al botteghino ed esigenze delle autorità. Ėjzenštejn, Kulešov, Kozincev e Trauberg da pericolosi formalisti si trasformarono in classici e non furono più costretti a minimizzare i grandi risultati del cinema di montaggio. ‘Spettacolo’ smise di essere una bestemmia e il pubblico tornò ad andare al cinema. Stalin adesso guardava film praticamente tutte le sere per tre o quattro ore, esprimendo commenti che venivano prontamente comunicati ai registi. In seguito le cose si sarebbero fatte più complicate, ma nel 1934 ‘il censore del Cremlino’ era soddisfatto.
I registi, dal veterano Jakov Protazanov al relativamente sconosciuto Mark Donskoj, conobbero una rinascita sperimentando con gli effetti sonori e la musica (tra coloro che composero per il cinema nel 1934 vi furono Prokof’ev e Šostakovič), esplorando nuovi generi come la satira politica e la commedia storica stilizzata, stabilendo nuovi standard nelle inquadrature. Perfino il cinema muto ricevette nuovo slancio, arricchito dalle tecniche di recitazione e di montaggio del sonoro.
La scelta in vista di una retrospettiva era così ampia che abbiamo dovuto sacrificare alcuni film. Tra gli esclusi, Krest’jane (I contadini) di Fridrich Ėrmler, Pyška (Palla di sego) di Michail Romm, Sčast’e (La felicità) di Aleksandr Medvekin, Vosstanie rybakov (La rivolta dei pescatori) di Ėrvin Piscator e molti altri.
Decenni dopo Grigorij Kozincev, che nel 1934 diresse uno dei suoi film migliori, definì questo periodo ‘Seconda Utopia’ (la prima aveva coinciso con il decennio post-rivoluzionario). Stavolta le speranze ebbero vita breve: a partire dal 1935 fu messo al bando un numero sempre maggiore di film. E anche di persone: il Grande Terrore ebbe inizio nel 1936.

Peter Bagrov

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