PAT GARRETT AND BILLY THE KID
T. it.: Pat Garret e Billy Kid. Scen.: Rudy Wurlitzer. F.: John Coquillon. M.: David Berlatsky, Garth Craven, Tony de Zarraga, Richard Halsey, Roger Spottiswoode, Robert L. Wolfe. Scgf.: Ted Haworth. Mus.: Bob Dylan. Int.: James Coburn (Pat Garrett), Kris Kristofferson (Billy Kid), Bob Dylan (Alias), Richard Jaeckel (Kip McKinney), Katy Jurado (signora Baker), Chill Wills (Lemuel), Barry Sullivan (Chisum), Jason Robards Jr. (governatore Wallace). Prod.: Gordon Carroll per Metro-Goldwyn-Mayer. DCP. D.: 117’. Col.
Scheda Film
Pat Garrett è una figura perseguitata dalla morte per tutto il film […]. Metà dei western di Peckinpah – compreso Pat Garrett and Billy the Kid, il più lugubre, il più ossessionato dall’età che avanza e dalle occasioni che sfumano – si svolge prima del 1895, la data in cui la frontiera fu dichiarata ‘chiusa’ e la libertà, fino ad allora storicamente accessibile, fu teoricamente eliminata dal campo delle possibilità. I conflitti di Garrett con libertà e integrità, età e cambiamento, sopravvivenza e adattamento, ne fanno la figura centrale del film, il suo eroe tragico. Quei conflitti non sono legati a una concezione sentimentale della storia ma ad aspetti psicologici, alle necessità e alle scelte che i personaggi dei western di Peckinpah devono affrontare quando invecchiano e si ritrovano a vivere periodi di transizione (come la Guerra della contea di Lincoln e l’ascesa economica e politica del Nuovo Messico). È questo in parte a far sì che Billy appaia come un’incarnazione ipotetica e non particolarmente praticabile della libertà, perché è solo libertà di passare il tempo a sparare alle teste dei polli e implica il restare per sempre ‘the Kid’, il ragazzo.
Al di là della sua specificità storica, Garrett è, con il suo desiderio di morte, con la centralità che la morte riveste nella sua vita, non dissimile da altri eroi di Peckinpah. […]
Il fatto che Garrett non trovi mai per sé un ruolo che lo soddisfi […] fa parte di un malessere generale che attraversa tutto il film. Il lavoro, a quanto pare, deve essere sempre un’attività alienante in questo sistema socioeconomico in erba. Ciò fa di Pat Garrett, se non un western marxista, un film profondamente disincantato, sia per l’atmosfera da controcultura anni Sessanta data dalla presenza di Kristofferson e Bob Dylan, sia per la poetica western di Peckinpah, che un critico ha definito post-Mucchio selvaggio, post-Sergio Leone, post-Antonio das Mortes. In questa situazione, colmando il vuoto tra la mentalità da outsider di Billy e della sua banda e il nuovo sfruttamento economico, il gioco ha un ruolo di primo piano e un significato mutevole e ambiguo: fuga e rifiuto del lavoro alienato, ma anche, nella sua competitività, metafora del mondo degli affari e dei potenti.
Richard Combs, A Fabulous Melancholy and a Greater Design: Pat Garrett and Billy the Kid, “Monthly Film Bulletin”, vol. 56, n. 668, 1° settembre 1989