Nubia, Wadi Halfa and the Second Cataract
Prod.: Natural Color Kinematograph 35mm. L.: 117 m. Kinemacolor.
Scheda Film
Dopo aver risolto, con il cinematografo, il problema della fotografia animata, Louis Lumière risolverà un’altra questione fondamentale della fotografia: il colore. Alle fine del 1903 brevetta il procedimento dell’autocromia, un sistema tricromatico basato sulla sintesi additiva di verde, blu-violetto e arancione, che nelle immagini diapositive su lastre di vetro si presenta con colori meravigliosi. Introdotta sul mercato nel 1907, l’autocromia rimane per trent’anni l’unica fotografia a colori diffusa e di successo fino al 1936, quando Kodak mette sul mercato il Kodachrome. Nello stesso anno fa la sua comparsa la prima pellicola a colori moderna, con i copulanti cromogeni incorporati nell’emulsione, l’Agfacolor-Neu.
Tra i tanti procedimenti sperimentali che puntano a ottenere immagini colorate in movimento, soltanto il Kinemacolor dell’inglese George Albert Smith ha un certo successo. È un sistema additivo bicromatico, basato sull’esposizione e la proiezione di un film in bianco e nero attraverso i due filtri alternati del rosso e del verde. La velocità di proiezione è di 32 immagini al secondo. Il Chronochrome di Gaumont, presentato per la prima volta il 15 novembre 1912, consiste in una macchina da presa a tre lenti (e il proiettore a tre filtri); questo sistema tricromatico additivo produce colori incantevoli, ma i costi elevati e la tecnica complicata pongono un limite insuperabile alla sua diffusione.
Nei primi anni Dieci il modo più normale per ottenere un film a colorazione ricca e complessa è la combinazione delle tecniche di colorazione con colori applicati su pellicola positiva in bianco e nero: imbibizione, viraggio, pochoir e colorazione a mano.
Tutti i film qui presentati sono delle riproduzioni moderne approssimative che fanno uso della pellicola a colore.
Mariann Lewinsky