NIGHT OF THE LIVING DEAD
Sog., F., M.: George A. Romero. Scen.: George A. Romero, John A. Russo. Int.: Duane Jones (Ben), Judith O’ Dea (Barbra), Karl Hardman (Harry Cooper), Russell Streiner (Johnny), Marilyn Eastman (Helen Cooper), Keith Wayne (Tom), Judith Ridley (Judy), Kyra Schon (Karen Cooper). Prod.: Karl Hardman, Russell Streiner per Image Ten. DCP 4K. D.: 96’. Bn
Scheda Film
Di gran lunga il film dell’orrore più influente degli ultimi cinquant’anni, il classico del 1968 di George A. Romero è stato anche uno dei più strapazzati: essendo diventato di pubblico dominio, ha subito più di cento uscite in home video di infima qualità.
Ma oggi, lavorando a partire dal negativo camera originale amorevolmente custodito dai membri di Image Ten, la compagnia di Pittsburgh che lo produsse, The Museum of Modern Art e The Film Foundation si sono associati per restituire al film tutto lo splendore originale. Non solo l’immagine è più definita, più pulita e netta di quanto fosse mai stata da quando il film fu girato, ma può finalmente essere ammirato a pieno schermo nel formato 1:33 in cui Romero l’aveva pensato.
Dalla scelta controcorrente di un afro-americano per il ruolo del protagonista (Duane Jones) alla reinvenzione dello zombi quale figura metaforica dalla ricchezza apparentemente infinita, ci troviamo di fronte a un film indipendente americano che ha inciso profondamente sulla cultura globale. Per Romero l’orrore risiede non in un reame distante e soprannaturale, ma nella fisicità tragica e debole del corpo umano, nel suo incessante bisogno di consumare, nel suo irreversibile processo di decadimento. La struttura allegorica e aperta del film ha incoraggiato un’ampia varietà di letture, da quella politica (una critica della Guerra del Vietnam) a quella metafisica (una disquisizione su corpo e anima). Da tutto il mondo continuano a giungere rifacimenti, variazioni e omaggi, come la longeva serie televisiva The Walking Dead e il recente successo coreano Train to Busan: a quanto pare, The Night of the Living Dead non morirà mai.
Dave Kehr