MADDALENA
T. alt.: Une fille nomée Madeleine. Sog.: dalla pièce Servant of God di Madeleine Masson de Belavalle. Scen.: Augusto Genina, Carlo Alianello, Alessandro De Stefani, Giorgio Prosperi, Pierre Bost. F.: Claude Renoir. M.: Giancarlo Cappelli. Scgf.: Ottavio Scotti, Franco Fontana. Mus.: Antonio Veretti. Int.: Marta Toren (Maddalena), Gino Cervi (don Vincenzo), Charles Vanel (Giovanni), Folco Lulli (Domenico), Jacques Sernas (Giovanni ‘Sospiro’), Valentine Tessier (Geltrude), Isa Querio (Luisa), Patrizia De Filippi (figlioletta di Maddalena). Prod.: Giuseppe Bordogni per Titanus. 35mm. D.: 103’. Col.
Scheda Film
Il mélo più importante di Genina è Maddalena, “film dell’anno mariano” e del cinquantennale della Titanus. L’operazione produttiva viene seguita come una specie di evento dai giornalisti: il vecchio Genina invade il Sannio con la sua troupe, gira per un mese e mezzo mescolando attori professionisti e gente del luogo. Il risultato finale sarà un buon successo, anche se forse non il trionfo che la casa si aspettava. Il film inizialmente era stato pensato da De Laurentiis per Silvana Mangano, e poi per Eleonora Rossi Drago. Alla fine sarà Marta Toren a interpretare il ruolo di Maddalena, prostituta convocata da un libertino di paese per fare uno scherzo al prete amato dalla parrocchia (Gino Cervi), e interpretare la Vergine nella sacra rappresentazione pasquale. Nel passato della donna c’è la morte del figlio, addirittura bruciato vivo durante il battesimo dal fuoco delle candele. Ma intanto un giovane del luogo (Sernas) si innamora di lei senza sapere chi è davvero, e i paesani cominciano a crederla una vera santa quando un bambino gravemente malato sembra guarire per suo intervento.
Quando però, aizzati dal solito Folco Lulli, scoprono che la loro santa è letteralmente una puttana, i villici la lapidano durante la processione, e lei muore vestita da Madonna, abbracciata a un’edicola votiva. Come si vede, il film prende di petto con violenza sconcertante, quasi didascalica, la tipica scissione dei personaggi femminili dell’epoca, con toni di violenza ed erotismo sbalorditivi: “uno dei film più puri ed essenziali che su sesso religione e femminilità si siano mai fatti”, scrive Enrico Ghezzi, con “un miracolo filmato a metà tra Rossellini e Hitchcock”.
Emiliano Morreale, Così piangevano, Donzelli, Roma 2011