LE BEL INDIFFÉRENT
Photo © Ciné-Tamaris
Sog.: dalla pièce omonima (1940) di Jean Cocteau. Scen.: Jacques Demy. F.: Marcel Fradétal. M.: Denise de Casabianca. Scgf.: Bernard Evein. Mus.: Maurice Jarre. Int.: Jeanne Allard (la donna), Angelo Bellini (Emile), Jacques Demy, Georges Rouquier (voci narranti). Prod.: S.N.P.C. – Société Nouvelle Pathé Cinéma. DCP. D.: 28’.
Scheda Film
Il film era fatto, per così dire, sull’idea della sofferenza, come una preghiera, ed avevo l’impressione che anche il più piccolo movimento della macchina da presa avrebbe provocato una specie di frattura all’interno di questa litania. Volevo rendere questa impressione di dolcezza che si può trovare in un lancinante dolore.
Jacques Demy, “Cahiers du Cinéma”, n. 155, maggio 1964
Sfortunatamente esiste una violenta prevenzione contro la lentezza. Chi non ama Ordet dice per esempio che è un film lento. E lo dicono di Le bel indifférent. Hanno evidentemente torto, per due motivi. Primo, Le bel indifférent non è poi un film così lento. Somiglia piuttosto a quelle auto sportive costrette, data la formidabile potenza del motore, a girare in prima in città. È un film che sale in crescendo e senza crollare fino a un punto estremo di tensione, dove si immobilizza come il tachimetro di un bolide quando sfreccia a 240 all’ora. Secondo, un film non è buono o cattivo per il fatto d’essere rapido o lento. Il valore di Due soldi di speranza, per esempio, non dipende dalla sua rapidità (apparente: è un film in cui non succede nulla), ma dall’esattezza della sua rapidità. Così come il valore di Ordet non dipende dalla sua lentezza (apparente: è un film in cui avvengono un’infinità di cose) ma dall’esattezza di questa lentezza. La qualità prima del film di Jacques Demy è proprio quella di essere per prima cosa di un’esattezza straordinaria.
Jean-Luc Godard, Il cinema è il cinema, Garzanti, Milano 1981