LA PISCINE

Jacques Deray

Sog.: Jacques Deray. Scen.: Jean-Claude Carrière, Jacques Deray. F.: Jean-Jacques Tarbès. M.: Paul Cayatte. Scgf.: Paul Laffargue. Mus.: Michel Legrand. Int.: Alain Delon (Jean-Paul Leroy), Romy Schneider (Marianne Leroy), Maurice Ronet (Harry Lannier), Jane Birkin (Pénélope Lannier), Paul Crauchet (l’ispettore Lévêque), Steve Eckardt (Fred), Suzy Jaspard (Emilie), Maddly Bamy (la ragazza che danza). Prod.: Gérard Beytout per SNC – Société Nouvelle de Cinématographie, Tritone Cinematografica. DCP. Col.

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T. it.: Titolo italiano. T. int.: Titolo internazionale. T. alt.: Titolo alternativo. Sog.: Soggetto. Scen.: Sceneggiatura. Dial.: Dialoghi. F.: Direttore della fotografia. M.: Montaggio. Scgf.: Scenografia. Mus.: Musiche. Int.: Interpreti e personaggi. Prod.: Produzione. L.: lunghezza copia. D.: durata. f/s: fotogrammi al secondo. Bn.: bianco e nero. Col.: colore. Da: fonte della copia

Scheda Film

È prima di tutto una storia d’amore, di un amore in crisi. Abbiamo due coppie: una è formata da due amanti, l’altra da un padre e una figlia. Giocano per tre giorni il gioco dell’amore e delle bugie. E il gioco si conclude con un omicidio. […] Decido di chiedere a Jean-Claude Carrière, lo sceneggiatore di Pierre Étaix, di Buñuel, di Louis Malle, di scrivere la sceneggiatura. Chi meglio di lui, mi dico, può tradurre l’ambiguità dei personaggi in quello che è di fatto un dramma a porte chiuse. […] Il mio sguardo su Romy è insistente, le mie inquadrature di lei sono spesso lunghe, dal carattere quasi ieratico.

Jacques Deray, J’ai connu une belle époque, Christian Pirot, Saint-Cyr-sur-Loire 2003

‘Tutto nello sguardo’, potremmo dire. E la formula definisce piuttosto bene lo stile di Jacques Deray. Uno stile conforme alla moda del momento. E personalmente l’approvo, questa moda, poiché pone fine agli eccessi dell’arte verbosa. Riconosciamo tuttavia che non è facile raccontare una storia attraverso semplici scambi di sguardi, riducendo gli scambi di parole allo stretto indispensabile. Ecco cos’ho visto io. Gli occhi un po’ tristi e stanchi di Alain Delon, alias Jean-Paul; insieme disincantati e tormentati, innamorati e delusi, furtivi ma vivaci e perfino intensi, pieni anche di lampi di malumore. Gli occhi furbi di Romy Schneider nel ruolo di Marianne, ardenti di civetteria e poi infastiditi dai ricordi, avventati ma attenti alle conseguenze, inquieti, ombrosi, ansiosi, infine spalancati per lo stupore e il disamore. Gli occhi di Maurice Ronet che interpreta – con rara maestria – l’orgoglioso Harry: vi leggiamo un senso di superiorità beffardo, graffiante, un’arroganza irritante, fino al risveglio della coscienza allarmata di padre. Gli occhi di Jane Birkin, visitatrice solitaria: poco benevoli verso il padre, scarsamente interessati a Romy Schneider, fugaci verso Alain Delon, ma segretamente smaniosi di ricevere gli sguardi appassionati di lui.

Louis Chauvet, “Le Figaro”, 3 febbraio 1969

 

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