LA MOGLIE DI CLAUDIO

Gero Zambuto

Supervisore alla regia: Piero Fosco [Giovanni Pastrone]. Sog.: dal dramma La Femme de Claude di Alexandre Dumas figlio. Scen.: Dante Signorini. F.: Antonio Cufaro [Segundo de Chomón]. Int.: Pina Menichelli (Cesarina Ruper), Vittorio Rossi-Pianelli (Claudio Ruper), Alberto Nepoti (Antonino), Arnaldo Arnaldi (Moncabré), Gabriel Moreau (Enea Cantagnac), Antonio Monti (Daniele), Gina Marangoni (Edmea). Prod.: Itala Film 35mm. L.: 1403 m (incompleto, l. orig.: 1798 m) D.: 68′ a 18 f/s. Desmetcolor

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T. it.: Titolo italiano. T. int.: Titolo internazionale. T. alt.: Titolo alternativo. Sog.: Soggetto. Scen.: Sceneggiatura. Dial.: Dialoghi. F.: Direttore della fotografia. M.: Montaggio. Scgf.: Scenografia. Mus.: Musiche. Int.: Interpreti e personaggi. Prod.: Produzione. L.: lunghezza copia. D.: durata. f/s: fotogrammi al secondo. Bn.: bianco e nero. Col.: colore. Da: fonte della copia

Scheda Film

All’incontro tra Giovanni Pastrone e Pina Menichelli si devono alcuni dei titoli più significativi nel genere diva film degli anni Dieci. Raggiunto il successo, l’attrice cerca di prendere le distanze dal ruolo di femme fatale, ma vi ritorna in La moglie di Claudio, sua ultima collaborazione con Pastrone.
Sul finire del primo conflitto mondiale, l’Itala realizza l’adattamento da Dumas, tenendo sullo sfondo il tema del patriottismo, per costruire un palcoscenico su cui l’attrice possa esibirsi in un menichellismo sfrenato ed estremo.
Nella prima sequenza la Menichelli, splendidamente abbigliata, provoca i corteggiatori mordendo voluttuosamente una rosa al centro di un salone, gesto che la contessa Natka di Tigre reale (1916) aveva già osato ma nel chiuso di una carrozza, flirtando unicamente con lo spettatore. Fallita la fuga con Moncabré e dopo l’oscuro episodio della sua convalescenza (eufemismo che allude a una gravidanza o a un aborto), la moglie di Claudio fa ritorno a casa. Inattesa, appare attraverso un vetro e in questa immagine di Cesarina, pronta a ghermire altre vittime, riecheggia quella della donna-gufo di Il fuoco (1915).
Attorno alla protagonista – donna priva di qualsiasi valore morale e sentimento, moglie spudoratamente infedele – ruotano intrighi, spionaggio, passione, disonore, violenza e soprattutto morte. Vi sono passaggi narrativi non facili da cogliere per le lacune della copia, come l’improvvisa apparizione della società segreta, altri invece velati da prudente riserbo delle didascalie, che accennano alle ‘conseguenze’ di un’ennesima relazione che portano Cesarina quasi in fin di vita.
Dopo aver tentato di riconquistare il marito, sedotto il suo allievo prediletto e aver sottratto i documenti segreti, Cesarina, tradita dalla luce di una ‘maledetta luna’, viene smascherata; Claudio la ferma sparandole un colpo di fucile. La Menichelli regala qui un epilogo da manuale: colpita a morte, si aggrappa alle tende con voluttà e cadendo a terra vi resta avvolta come in un manto funebre.

Claudia Gianetto

Copia proveniente da

Restaurato nel 2011 da Cineteca di Bologna e Museo Nazionale del Cinema, Torino presso il laboratorio L’Immagine Ritrovata a partire da una copia positiva nitrato imbibita e virata con didascalie francesi conservata presso la collezione Lobster Films di Parigi