LA MAESTRINA

Giorgio Bianchi

Sc.: Augusto Mazzett, Giorgio Bianchi, dalla commedia omonima di Dario Niccodemi. F.: Mario Craveri. Mu.: Alessandro Cicognini. M.: Mario Bonotti. Scgf.: Ottavio Scotti, Liub Christoff. C.: Gino Sensani. Dir.P.: Attilio Fattori. Su.: Carlo Passerini. In.: Maria Denis (Maria Bini, la maestrina), Nino Besozzi (il sindaco), Virgilio Riento (Pallone), Elvira Betrone (la direttrice), Clara Auteri, Angela Lavagna, Amalia Beretta, Umberto Sacripante, Annibale Betrone, Giacomo Moschini, Luciana Lucarelli. P.: Nembo Film. D.: Artisti Associati. 35mm. D.: circa 83′ a 24 f/s.

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T. it.: Titolo italiano. T. int.: Titolo internazionale. T. alt.: Titolo alternativo. Sog.: Soggetto. Scen.: Sceneggiatura. Dial.: Dialoghi. F.: Direttore della fotografia. M.: Montaggio. Scgf.: Scenografia. Mus.: Musiche. Int.: Interpreti e personaggi. Prod.: Produzione. L.: lunghezza copia. D.: durata. f/s: fotogrammi al secondo. Bn.: bianco e nero. Col.: colore. Da: fonte della copia

Scheda Film

Nella primavera del ’46, la lavorazione del film Cronaca nera (regista Giorgio Bianchi) viene bruscamente interrotta. La notizia rimbalza sulle prime pagine di tutti i giornali: Maria Denis, l’attrice dal viso acqua e sapone , l’ingenua e modesta fidanzatina d’Italia, è incarcerata con l’accusa di collaborazionismo. Siamo davanti ad una delle tante pagine oscure di un periodo in cui, dice oggi l’attrice, “tutti gli italiani hanno tirato fuori il peggio”. Maria Denis rievoca l’episodio, con grande lucidità, nella biografia Il gioco della verità, dove chiarisce i suoi rapporti con il famigerato Pietro Koch (“un uomo il cui nome resta sinonimo d’infamia”), gli sforzi compiuti e i torti subiti per liberare dalla prigionia l’uomo di cui si innamorò fatalmente, Luchino Visconti. Di Cronaca nera l’attrice ricorda ben poco, dubita anche di averlo mai visto: “Subito dopo l’assoluzione partii per Parigi. Mia sorella mi aveva indicato uno psicanalista, e io ci andai, anche se fino a quel momento credevo di essere in grado di superare da sola le vicende dolorose”. A distanza d’anni, la ferita non si è ancora riemarginata: “Sento di non aver nulla da rimproverarmi, ho sempre agito con coraggio ed onestà. Oggi, non ho ancora perdonato, ma se ritorno su quelle vicende non è per ottenere compassione: voglio far chiarezza su ciò che è successo, sul male che mi è stato fatto, una volta per tutte”. All’epoca, il documentario Le sue prigioni ricostruisce l’accaduto: “Ma la disgrazia umana e professionale che mi ha colpito – dice l’attrice – è tutt’altra cosa”. Maria Denis entrò nel cinema per caso e ci rimase con ostinazione. Dal 1933, è la brava ragazza di tanti successi, ancora oggi ingiustamente snobbati: “Dimenticare in fretta, del resto, è uno dei grandi difetti della cultura italiana. Abbiamo la tendenza ad entusiasmarci per un breve lasso di tempo, senza soffermarci ed approfondire”. L’attrice ha lavorato con Genina (L’assedio dell’Alcazar), Carlo Ludovico Bragaglia (Pazza di gioia), Alessandrini (Seconda B), Gallone (Le due orfanelle), Palermi, il prediletto Poggioli (Addio, giovinezza!, Sissignora). Pietro Bianchi, “ regista perfetto e uomo delizioso”, la dirige in La maestrina: “La vita è dura per tutti, anche oggi; il cinema di quegli anni era un mezzo per trascorrere alcuni momenti non tanto in un mondo da sogno, ma in atmosfere più pacate. Poi è venuta, per quei film, l’epoca del disprezzo, il neorealismo che intendeva mostrare le tragedie per educare il popolo. Ogni cosa, però, ha un valore solo se inserita nel suo contesto. Se si estrapolano quei film dall’epoca in cui furono girati, non si riuscirà a comprenderne il significato”. La fulgida carriera di Maria Denis, si interrompe con la violenza e le calunnie. Tornata da Parigi, interpreta nel 1949 La fiamma che non si spegne di Cottafavi, film travolto dalle accuse di filofascismo: “In realtà, era una storia di eroismo purissimo. Avrei voluto organizzare una proiezione per i rappresentanti del PCI e chieder loro cosa mai vi trovassero di fascista”. Disgustata, Maria Denis abbandona il cinema.

Andrea Meneghelli

 

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