LA CHUTE DE LA MAISON USHER
Sog.: da The Fall of the House of Usher (1839) e altri racconti di Edgar Allan Poe. Scen.: Jean Epstein. F.: Georges Lucas, Jean Lucas. Scgf.: Pierre Kéfer. Aiuto regia: Luis Buñuel. Int.: Marguerite Gance (Madeleine Usher), Jean Debucourt (Roderick Usher), Charles Lamy (l’amico), Fournez-Goffard (il medico), Luc Dartagnan (il domestico), Pierre Hot, Halma. Prod.: Les Films Jean Epstein. 35mm. L.: 1297 m. 20 f/s. Imbibito / Tinted.
Scheda Film
La Chute de la maison Usher è il raro esempio di un film narrativo che usa il linguaggio del coevo cinema sperimentale. È un film sul tempo, dove l’accelerazione rapida e il rallentamento ipnotico sono solo due dei numerosi trucchi impiegati da Jean Epstein per creare un’atmosfera irreale. Nel momento culminante, lo spettatore può avere l’impressione di vivere un sogno piuttosto che di vedere un film, in un tempo per sempre sospeso. Un singolare esperimento.
Nella collezione Komiya è stata ritrovata una copia nitrato completa di La Chute de la maison Usher. Insieme a Gardiens de phare (Jean Grémillon, 1929) – la splendida copia Komiya è stata presentata a Bologna nel 2012, e a Pordenone nel 1992 e nel 2019 – è uno degli ultimi film entrati nella collezione.
Molti archivi conservano copie di questo film, e ne esistono diverse versioni: una versione a 24 f/s sonorizzata da Marie Epstein nel 1963, una ricostruzione in 35mm a partire dal negativo camera originale e da tre copie originali, e la copia Komiya, un duplicato su pellicola a colori della copia originale con didascalie inglesi distribuita in Giappone.
Identificare un originale è sempre una questione complessa – soprattutto nel cinema, dove ogni copia e ogni restauro hanno le loro specifiche caratteristiche e qualità. Conoscere copie diverse di uno stesso film è fondamentale e ogni copia dovrebbe essere considerata un originale. Per questa ragione abbiamo deciso di proiettare un’opera ampiamente conosciuta come La Chute de la maison Usher. La copia Komiya è una copia bellissima e con caratteristiche uniche, che non ritroviamo nelle altre versioni.
In generale siamo fedeli al principio di presentare sempre i film muti con un accompagnamento musicale. Ma qui Epstein lavora con le immagini in modo così meravigliosamente musicale, che ci è sembrato valesse la pena sperimentare questa ‘musica delle immagini’ senza alcun accompagnamento dal vivo. Ogni inquadratura è così piena di suoni.
Karl Wratschko
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