KITTY

Victor Savil

R.: Victor Saville. S.: da una novella di Warwick Deeping. Sc.: Violet Powell, Benn W.Levy, Marjorie Young. In.: Estelle Brody (Kitty Grennwood), John Stuart (Alec St.George), Dorothy Cumming (Mrs St.George), Marie Ault (Mrs.Grennwood), Winter Hall (John Furnival). P.: B. I. P. D.: 100’. 35mm.

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T. it.: Titolo italiano. T. int.: Titolo internazionale. T. alt.: Titolo alternativo. Sog.: Soggetto. Scen.: Sceneggiatura. Dial.: Dialoghi. F.: Direttore della fotografia. M.: Montaggio. Scgf.: Scenografia. Mus.: Musiche. Int.: Interpreti e personaggi. Prod.: Produzione. L.: lunghezza copia. D.: durata. f/s: fotogrammi al secondo. Bn.: bianco e nero. Col.: colore. Da: fonte della copia

Scheda Film

“Oggi un film come Kitty risulta primitivo quanto quelli degli inizi della cinematografia inglese: così recita la recensione al film pubblicata su Variety, solo che questo oggi risulta essere il primo motivo di interesse del film – l’essere, appunto, un reperto primitivo del passaggio dal muto al sonoro. Kitty è un melodramma sovrabbondante, che ruota intorno all’esclusivo rapporto che lega una ricca e nobile vedova a suo figlio, un giovane timido che al fronte si “libera” dell’influenza della madre, si sposa e rimane ferito, paralizzato e privo di memoria. La moglie, alla quale la madre impedisce di vederlo, riesce a rapirlo (letteralmente) e a strapparlo alle grinfie materne. Naturalmente la paresi ha origini psicologiche che l’amore riuscirà a guarire.
Nell’originale versione muta, il film è un tipico prodotto medio, privo di grandi slanci, diretto con sicurezza da Victor Saville, che fa quello che può con un soggetto di tal fatta. Nella tempesta del sonoro e in attesa che i nuovi studi di Elstree per il sonoro siano completati, la B.I.P. imbarca il negativo su una nave, lo spedisce a New York, lo sonorizza con musica e (pochi) effetti e con alcune sequenze di dialogo in presa diretta. Di necessità, i due ultimi rulli del film sono semplicemente buttati via, le scene in esterno sostituite da eterni dialoghi in interno, alcuni attori cambiano, e il finale diventa confuso, impreciso, a tratti privo di senso. Il risultato è un ibrido molto interessante, indubbiamente esemplificativo di tanti film muti rapidamente riconvertiti a sonori, che si potrà valutare appieno confrontando la versione sonora con quella muta, di cui proietteremo il finale.
“La parte dei dialoghi è stata pensata in un secondo tempo, per gli ultimi 25 minuti. Se il suono sia dovuto all’RCA Photophone, o se invece i dialoghi siano stati aggiunti in Inghilterra o a New York, non ha nessuna importanza. È stato lanciato come il primo importante film sonoro in Germania, in Francia e nel resto dell’Europa, ma tutta questa pubblicità dovrebbe immediatamente cessare. Il fatto del sonoro non si dovrebbe sapere, in ogni caso. Perché i dialoghi arrivano solo dopo una parte lunga e noiosa, ma il pubblico a mala pena ne risente: deve stare seduto e soffrire. Oggi un film come Kitty risulta primitivo quanto quelli degli inizi della cinematografia inglese”. (Variety, 12/6/1929)

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