JUNOST’ MAKSIMA
Scen.: Grigorij Kozincev, Leonid Trauberg. F.: Andrej Moskvin. M.: Anna Ruzanova. Scgf.: Evgenij Enej. Mus.: Dmitrij Šostakovič. Int.: Boris Čirkov (Maksim), Stepan Kajukov (Dëma), Aleksandr Kulakov (Andrej), Valentina Kibardina (Nataša), Michail Tarchanov (Polivanov), Michail Šelkovskij (il caposquadra), S. Leont’ev (l’ingegnere), Pavel Volkov (il lavoratore con la fisarmonica), Vladimir Sladkopevcev (il custode). Prod.: Lenfilm. 35mm. D.: 97’. Bn.
Scheda Film
Junost’ Maksima uscì pochi mesi dopo Čapaev. Il film godette di grande popolarità, ma non quanto Čapaev. Si è spesso detto che se fosse uscito prima avrebbe conquistato il primo posto… Ma è così? Contrariamente ai Fratelli Vasil’ev, Kozincev e Trauberg erano registi sperimentati, con un nome e tutta una schiera di allievi. La loro Fabbrica dell’attore eccentrico (FEKS) era già una pagina importante nella storia del cinema sovietico, Šinel (Il cappotto, 1926), S.V.D. – Sojuz Velikogo Dela (S. V.D. – L’Unione della Grande Causa, 1927) e Novyj Vavilon (La nuova Babilonia, 1929) fecero sensazione sia in patria che all’estero.
Junost’ Maksima doveva rappresentare un punto di svolta, il loro primo film esplicitamente orientato al grande pubblico, un addio all’estetica del montaggio e all’eccentricità, una schietta avventura con un protagonista semplice e simpatico: un giovane bolscevico agli inizi della sua carriera clandestina nella Russia prerivoluzionaria. Quell’addio si rivelò però particolarmente lungo. Lavorando con colui che era forse il migliore direttore della fotografia sovietico (Andrej Moskvin, che avrebbe poi lavorato a Ivan il terribile), sarebbe stato un peccato non mostrare ‘la notte buia della reazione’ in tutto il suo fascino. E Dmitrij Šostakovič, il compositore abituale di Kozincev e Trauberg, si diverte a trasformare frivole canzonette in una sorta di sinfonia.
Neanche l’eccentricità se n’era andata (per nostra fortuna). Non solo perché il bolscevico era interpretato da un comico (Boris Čirkov, famoso per la sua interpretazione di Sancho Panza al teatro per ragazzi). Quello che dà sapore alle interpretazioni è la varietà di accenti esotici. I rivoluzionari sono di gran lunga meno memorabili dei poliziotti, degli informatori, delle prostitute, dei secondini. Temi insoliti portarono a soluzioni insolite. Affascinati da una serie di foto carcerarie, Kozincev e Trauberg inserirono una scena in cui viene scattata una foto simile, e di concerto con Moskvin la risolsero visivamente ricorrendo a un’“idiozia bidimensionale”. E via discorrendo. Junost’ Maksima finì per essere un’opera complessa ed esteticamente stimolante. Troppo complessa e impegnativa per insidiare la popolarità di Čapaev.