JUNKYO KESSHI NIHON NIJUROKU SEIJIN

Tomiyasu Ikeda

Scen.: Tomiyasu Ikeda. F.: Hiroshi Sakai. Int.: Kaichi Yamamoto, Yutaka Mimasu, Jôji Oka, Kiyoshi Sawada, Yônosuke Toba, Chiezô Kataoka, Yayoi Kawakami. Prod.: Seiju Hirayama per Nikkatsu Uzumasa. DCP. D.: 65’. Bn.

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T. it.: Titolo italiano. T. int.: Titolo internazionale. T. alt.: Titolo alternativo. Sog.: Soggetto. Scen.: Sceneggiatura. Dial.: Dialoghi. F.: Direttore della fotografia. M.: Montaggio. Scgf.: Scenografia. Mus.: Musiche. Int.: Interpreti e personaggi. Prod.: Produzione. L.: lunghezza copia. D.: durata. f/s: fotogrammi al secondo. Bn.: bianco e nero. Col.: colore. Da: fonte della copia

Scheda Film

I cristiani sono in Giappone una minoranza, tuttavia molto attiva. Hanno una storia difficile alle spalle, di persecuzioni e di conflitto con il potere e con la religione più diffusa, quella buddista, perché è difficile convertire i bonzi, i sacerdoti di una fede non meno radicata e salda del cristianesimo […]. È di questi giorni la scoperta nei fondi cinematografici dei Salesiani di un film giapponese-italiano, ancora muto ma servito da didascalie adeguate, girato nel 1931 in Giappone per conto di quell’ordine ed evocante il martirio di ventisei cristiani – sei francescani e tre gesuiti europei e diciassette terziari giapponesi tra i quali un bambino, sulla cui figura molto il film insiste così come su quella di un ladro convertito, prima vittima della persecuzione. […] Le finalità del film girato in Giappone da Tomiyasu Ikeda nel 1931 sono dichiarate ed evidenti. […] Grandi sequenze documentarie introducono lo spettatore a una cultura diversa da quella occidentale con rispettosa precisione, ben prima che conoscessimo il cinema giapponese grazie ai Kurosawa e ai Mizoguchi.

Il film dovette essere peraltro molto costoso, e si presume che ad assumersene il peso siano stati più che i salesiani gli stessi cattolici giapponesi, orgogliosi del riconoscimento vaticano.

Non cozzano con gli aspetti documentari quelli narrativi, ché il film sa raccontare la vicenda di un’impresa provvisoriamente sconfitta (ma tacendo le ragioni politiche della persecuzione, il fondato timore che i missionari potessero essere l’avanguardia del colonialismo portoghese o cattolico) con la maestria dell’ultimo cinema muto. I quattro capitoli in cui è divisa, corrispondenti ai momenti storici della missione, culminano nella scena del martirio, quando lungo una spiaggia i ventisei vengono crocifissi e trafitti con lunghe lance. C’è in tutto il film un pudore che la propaganda cattolica mise da parte al tempo di Pio XII. C’è un rispetto formale e sostanziale per una cultura altra, o meglio: è da quella cultura altra che viene il film, è la parte cristiana di quella cultura a parlarci, bensì da dentro il Giappone, la sua cultura, la sua storia.

Goffredo Fofi, “Il Sole 24 Ore”, 5 febbraio 2017

Copia proveniente da

Restaurato in 4K da Archivio del Cinema d’Impresa in collaborazione con Società Salesiana di San Giovanni Bosco, Assessorato alla Cultura della Regione Piemonte e Compagnia di San Paolo