I POMPIERI DI VIGGIÙ
Sc.: Marcello Marchesi e Stefano Vanzina (Steno), dalla canzone omonima di Fragna, Lerici e Rastelli. F.: Aldo Tonti. Mu.: Pippo Barzizza, diretta da A. Fragna. Canzone «Qui sotto il cielo di Capri» di A. Fragna. M.: Giuliana Attenni. Scgf.: Alberto Boccianti. Trucco: Giuliano Laurenti. Ass.R.: Leo Catozzo. Su.: Aldo Calpini Cast: Carlo Campanini (comandante dei vigili del fuoco), Silvana Pampanini (sua figlia Fiamma), Ave Ninchi (sua moglie Gaetana), Carlo Croccolo (pompiere piemontese), Dante Maggio (pompiere napoletano), Fritz Marlat [Aldo Tonti] (pompiere genovese), Ughetto Bertucci (pompiere romano), Alfredo Rizzo (pompiere milanese), Leopoldo Valentini (pompiere pugliese), con la partecipazione di Ariodante Dalla, Harry Feist, Wanda Osiris, Totò, Isa Barzizza, Mario Castellani, Carlo Dapporto, Laura Gore, Guido Morisi , il duo Leho e Mane, Nino Taranto, Silvana Pampanini, Carlo Taranto, Enzo Turco, Miriam Glori, Rosetta Pedrani, Elena Giusti, Adriana Serra, Franchina Cerchiai, Stella Nicholich, Magda Gonella. Prod.: Dino De Laurentiis per Lux Film; 35mm. D.: 91’ circa a 24 f/s. Bn.
Scheda Film
I comici, le ballerine e i cantanti sono ripresi allo stato naturale e mostrano un volto familiare, affettuoso, senza inganni. Ciò che il palcoscenico non rivela, lo schermo mette in evidenza, e cioè l’età degli attori, le loro lunghe lotte contro le rughe e i denti ribelli, la tenacia di certe comparse, le proporzioni dei costumi, insomma lo sforzo che costa a tutti per l’onesto divertimento che procurano ogni sera al pubblico. Il film, diciamolo pure, ha qualche cosa di umano. E proprio in questo sta la sua forza. Lo spettacolo che offre non è mai corruttore, ossia non spinge al sogno, non esprime quella pornografia sentimentale, rosea dei film americani dello stesso genere. Nelle riviste filmate americane tutto è preordinato, esaltato, assume forme disumane e perfette: le stesse ballerine hanno la grazia e lo splendore di emozioni vegetali, ma si direbbero senza anima, escluse dalle sofferenze di questo mondo, creature oniriche. Qui le ballerine sono vive, bene in carne, si presentano con nome e cognome e hanno la tessera del sindacato. […] Un filologo vi dirà che la lingua si rinnova e si arricchisce dal basso. Anche per il cinema vale la stessa legge, il neorealismo ne è una prova e I pompieri di Viggiù, per quel tanto che riflettono della vita e del costume dei nostri tempi, sono un esempio non disprezzabile e persino divertente del genere.
Ennio Flaiano, in «Il Mondo», 30/4/1949