I Bambini Ci Guardano
T. int.: The Children Are Watching Us. Sog.: dal romanzo Pricò di Cesare Giulio Viola. Scen.: Margherita Maglione, Cesare Zavattini, Adolfo Franci, Gherardo Gherardi, Vittorio De Sica. F.: Giuseppe Caracciolo, Romolo Garroni. M.: Mario Bonotti. Scgf.: Amleto Bonetti, Gastone Medin, Guido Fiorini. Mus.: Renzo Rossellini. Su.: Tullo Parmeggiani, Bruno Brunacci. Int.: Luciano De Ambrosis (Pricò), Isa Pola (Dina, la madre di Pricò), Emilio Cigoli (Andrea, padre di Pricò), Giovanna Cigoli (Agnese), Armando Migliari (il commendatore), Achille Majeroni (cavalier Ponti), Jone Frigerio (nonna di Pricò), Maria Gardena (signora Uberti), Dina Perbellini (zia Berelli), Ernesto Calindri (Claudio). Prod.: Franco Magli per Scalera Film, Invicta Film. Pri. pro.: 27 ottobre 1944 35mm. D.: 90′. Bn.
Scheda Film
per concessione di Cristaldi Film
Si era in piena guerra e I bambini ci guardano, il mio primo film drammatico, importante, emigrò nel Nord, quando l’Italia venne divisa in due parti. Lo si proiettò ritirando il mio nome dai titoli di testa, perché ero considerato come un traditore, non avendo seguito i miei colleghi a Venezia al seguito dell’ultimo governo fascista. Seppi che il film era piaciuto. In seguito, fu presentato a Roma, con un successo piuttosto modesto. Mi ricordo di aver sentito sghignazzare in sala. I giovani avevano lo sberleffo facile di fronte ai film italiani, perché ne avevano abbastanza del nostro cinema ‘autarchico’ e attendevano con impazienza il cinema americano, di cui erano stati privati per così tanto tempo. Commisi lo sbaglio di preoccuparmi di quei sogghigni. Andai in sala montaggio e cominciai a tagliare il film. Fu un errore di cui non mi accorsi che parecchi anni dopo. I bambini ci guardano, rivisto nella sua versione originale, ha una curva di racconto assai avvincente; i personaggi (il padre, la madre, il bambino) possiedono un bel rilievo e l’ambiente borghese è trattato con un senso critico assai preciso.
Vittorio De Sica, in Gualtiero De Santi, Manuel De Sica (a cura di), I bambini ci guardano di Vittorio De Sica, Editoriale Pantheon, 1999
Erano gli anni in cui, per norma d’autorità, all’artista era vietata la rappresentazione dei problemi più scottanti della vita, quelli economici, del lavoro, del pane quotidiano. Fu allora che Vittorio De Sica realizzò I bambini ci guardano, film sul problema dell’adulterio visto in seno a una tipica famiglia della piccola borghesia cittadina inquieta, travagliata nella sua struttura economica e morale. […] I bambini ci guardano ebbe, allora, vita breve e stentata sugli schermi, proprio come Ossessione, anche se, a differenza di questi, suscitò minori polemiche, e non incorse in un divieto radicale. Non passò senza scandalo, comunque, e solo dopo lunga attesa […]. Eccole le ‘dramatis personae’, il marito, un impiegato, ragioniere, di famiglia piccolo borghese contadina; la moglie, inquieta e irresoluta, incapace di dominare la situazione da lei stessa creata; il commendatore amante di costei, l’ambiente della sartoria (si comprende che s’è sposata per ‘salire nella scala sociale’, diventare ‘la signora tal dei tali, moglie di un impiegato di banca’), il bambino, delicato e buono, non ancora guasto dall’ambiente. […] Il dramma, derivato dalla moglie che fugge di casa e poi torna, per ancora ricadere nell’errore, e così causa il suicidio del marito e il distacco del figlio, è preciso e concreto. […] I bambini ci guardano procede con umanità, senza falsi pudori, senza ipocrisia, e con estrema misura e fedeltà […] Quella che si presenterebbe come l’inclinazione deamicisiana di De Sica, e parrebbe sminuirne il vigore, è annullata per intero dalla sua tagliente ironia, dal suo sarcasmo implacabile.
Glauco Viazzi, I bambini ci guardano, “Cinema”, n. 76, 15 dicembre 1951