Granitsa

Mikhaïl Dubson

Scen.: Mikhaïl Dubson; F.: Vladimir Rapoport; Scgf.: Efim Khiguer, Isaac Makhlis; Mu.: Leib Pulver; Su.: Lev Valter; Int.: Veniamine Zouskine (il commesso Arié), Boris Poslavski (Novik), Elena Granovskaïa (Fleïga, sua moglie), S. Peïssina (la loro figlia), Nikolaï Valiano (Boris), Vera Bakun (Ania, la sorella di Boris), Vassili Toporkov (il calzolaio Tuvim, loro padre), P. Arones (il rabbino), T. Khazak (il cantore), Piotr Kirillov (Bart, il capo del contro-spionaggio), Nikolaï Tcherkassov (Gaïdul), Gueorgui Orlov (l’artigiano Moïsseï), Leonid Kmit (Vassia), Efim Althus, Sergueï Guerassimov, Emile Gal (gli artigiani); Prod.: Lenfilm; Pri. pro.: 25 settembre 1935. 35mm. L.: 2600 m. D.: 94’ a 24 f/s. Bn.

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T. it.: Titolo italiano. T. int.: Titolo internazionale. T. alt.: Titolo alternativo. Sog.: Soggetto. Scen.: Sceneggiatura. Dial.: Dialoghi. F.: Direttore della fotografia. M.: Montaggio. Scgf.: Scenografia. Mus.: Musiche. Int.: Interpreti e personaggi. Prod.: Produzione. L.: lunghezza copia. D.: durata. f/s: fotogrammi al secondo. Bn.: bianco e nero. Col.: colore. Da: fonte della copia

Scheda Film

Mikhaïl Dubson, nato nel 1899 a Smolensk, aveva vissuto in Germania, e vi aveva girato i suoi primi film, Zwei Brüder (1929) e Gift Gas (1929). Frontiera fu il suo primo film sovietico. La sceneggiatura originale, firmata da Dubson, intitolata L’incoronazione nera, combinava due linee narrative: una legata a una epidemia di vaiolo in uno shtetl situato a qualche chilometro dalla frontiera sovietica, in territorio polacco, epidemia a cui il rabbino propose di rimediare celebrando un rito antico, quello dell’incoronazione nera; l’altra legata alle tribolazioni di un rivoluzionario ebreo, arrestato dalla polizia mentre cercava di passare la frontiera. Il personaggio principale, Arié, commesso del proprietario di una fabbrica, si destava poco a poco alla coscienza rivoluzionaria al contatto con il clandestino. Il film, realizzato nel 1933, fu proibito ma Dubson venne autorizzato a rimaneggiarlo. Tagliò soprattutto la prima linea narrativa, introdusse i personaggi degli artigiani poveri dello shtetl, mise l’accento sul risveglio della coscienza politica e diede una tonalità più ottimista al film, che poté così uscire quasi due anni dopo la conclusione della prima versione.

 

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