GAVROŠ
Sog.: liberamente tratto da I miserabili (1862) di Victor Hugo. Scen.: Georgij Šachovskoj. F.: Evgenij Andrikanis. Scgf.: Iosif Špinel’ Aleksandr Žarenov. Mus.: Jurij Nikol’skij. Int.: Kolja Smorčkov (Gavroš), Dimitrij Popov (Touchet), Ivan Novosel’cev (Enjolras), Nina Zorskaja (Madeleine), Pavel Massal’skij (Montparnasse), Andrej Korablëv (Javert). Prod.: Mosfil’m. 35mm. Bn.
Scheda Film
Adattamento molto libero dei Miserabili di Victor Hugo, Gavroš pone l’accento sul contesto politico e l’opposizione alla monarchia di luglio: dai manifesti con le caricature del re borghese Luigi Filippo, “la pera” (cioè lo zuccone) come lo chiamava il popolo, alla barricata di rue Saint-Denis nel giugno del 1832, si ha l’impressione di ritrovarsi nell’opera di Daumier. Se le costose e magnifiche scenografie sono riprese dal film di Grigorij Rošal’ sulla Comune, Zori Pariža (Le albe di Parigi), Tat’jana Lukaševič sa forse meglio di lui farle vivere, e vi aggiunge una divertente evocazione di Place de la Bastille e del suo elefante (popolato da piccole creature di tutti i tipi, bambini e topi). La scelta di Gavroš come figura centrale dei Miserabili contrasta con i precedenti adattamenti francesi e si comprende anche nel contesto della Guerra di Spagna. Incarnazione del popolo povero, scaltro, eroico, l’adolescente sale sulle barricate perché suo padre è stato assassinato nelle prigioni del re (come si vede, questo martire della Repubblica non ha più molto a che fare con il Thenardier del romanzo). Gavroš, come il ragazzo del dipinto di Delacroix, La Libertà che guida il popolo, che aveva probabilmente ispirato Hugo, diviene icona rivoluzionaria, incarnato sullo schermo dal giovane e indimenticabile Nikolaj Smorčkov (che morirà sul fronte nel 1943, a ventun anni). Film d’avventura dinamico, lirico, movimentato, Gavroš trae anche profitto dal lavoro pionieristico intrapreso da Margarita Barskaja con i bambini. Come in Rvanye bašmaki, vi sono situazioni commoventi che mettono in scena due generazioni, quella del protagonista e quella dei bambini di cinque o sei anni che prende sotto la propria ala (ma nella bella scena del panificio, già utilizzata da Henri Fescourt nel suo adattamento-fiume del 1925, si vede che il piccolo delinquente parigino è ormai intriso di morale sovietica: non ruba più).
Irène Bonnaud e Bernard Eisenschitz