FORCE OF EVIL

Abraham Polonsky

Sog.: dal romanzo Tucker’s People (1943) di Ira Wolfert. Scen.: Abraham Polonsky, Ira Wolfert. F.: George Barnes. M.: Arthur Seid, Walter Thompson. Scgf.: Richard Day. Mus.: David Raksin. Int.: John Garfield (Joe Morse), Thomas Gomez (Leo Morse), Marie Windsor (Edna Tucker), Howland Chamberlin (Freddy Bauer), Roy Roberts (Ben Tucker), Paul Fix (Ficco), Stanley Prager (Wally), Barry Kelley (Egan), Paul McVey (Hobe Wheelock), Beatrice Pearson (Doris Lowry). Prod.: Bob Roberts per Roberts Productions, Enterprise Studios. 35mm. Bn.

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T. it.: Titolo italiano. T. int.: Titolo internazionale. T. alt.: Titolo alternativo. Sog.: Soggetto. Scen.: Sceneggiatura. Dial.: Dialoghi. F.: Direttore della fotografia. M.: Montaggio. Scgf.: Scenografia. Mus.: Musiche. Int.: Interpreti e personaggi. Prod.: Produzione. L.: lunghezza copia. D.: durata. f/s: fotogrammi al secondo. Bn.: bianco e nero. Col.: colore. Da: fonte della copia

Scheda Film

Un film come un potenziale acido corrosivo gettato sulla solenne, timorosa ottusità della società americana: l’incredibile Force of Evil (1948) di Abraham Polonsky. Perché ‘incredibile’? Perché è difficile capire come sia stato possibile fare un film del genere. Perfino i suoi estimatori si sforzano di dire che era solo un noir o un film con John Garfield, l’ennesima storia d’amore sullo sfondo del crimine organizzato. Ma il crimine organizzato in Force of Evil non è il solito adolescente sogno noir infarcito di illusioni maschili e di persistente paura delle donne. È una favola nera uscita da Karl Marx, ma sembra girata da Fritz Lang in Germania. E poi ci sono i dialoghi. Force of Evil dura 82 minuti colmi di linguaggio dinamico. Ci sono due fratelli: Leo Morse (Thomas Gomez), più anziano, più umile, più sudato, ha un cuore malandato ma è anche il proprietario di una piccola ‘banca’ (una ricevitoria di scommesse clandestine); Joe Morse (Garfield), più giovane, arrogante, impetuoso, un cuore forse non ce l’ha ed è lo scaltro avvocato di un racket che sta organizzando un omicidio in occasione della lotteria del 4 luglio per mandare sul lastrico tutte le piccole ricevitorie così da poter monopolizzare l’attività di strozzinaggio. […]
A fare del film ben più di un melodramma noir è il modo in cui la tensione controllata tra malavita e linguaggio poetico si rispecchia nella stilizzazione delle scenografie e in un’azione capace di librarsi sopra gli elementi del film di gangster. L’ambizione formale del film parte da una veduta della Trinity Church incastrata tra le torri di Wall Street e si conclude con la metafora di Joe che scende infiniti gradini sotto il ponte George Washington per scoprire un cadavere nel fiume. Lungo tutto il film ogni scala assume la valenza di una struttura morale. […] Questa consapevolezza e intenzionalità artistica ha infastidito alcuni spettatori: si lamentano che tradisce le regole del noir. Ma Polonsky aveva come bersaglio la struttura del capitalismo, e le lotterie clandestine erano per lui un modo per ridicolizzare il sistema bancario. Poco tempo dopo l’uscita di Force of Evil Polonsky finì sulla lista nera: era stato membro del partito comunista e agente dell’OSS in territorio nemico. John Garfield subì tali pressioni per costringerlo a testimoniare che il suo debole cuore ne risentì. Morì nel 1952, a trentanove anni. […] C’era stato un tempo in cui l’America era un paese di uomini pericolosi e di idee coraggiose, e Force of Evil (insieme a The Prowler di Losey) è forse uno dei film migliori e più sconvolgenti realizzati da figure destinate all’esilio o alla clandestinità.

David Thomson, “The New Republic”, 2012

 

La recensione su Cinefilia Ritrovata

Copia proveniente da

per concessione di Park Circus.
Conservato presso UCLA Film & Television Archive con fondi provenienti da The Film Foundation