FILUMENA MARTURANO
Sog.: dalla pièce omonima (1946) di Eduardo De Filippo. Scen.: Eduardo De Filippo, Piero Tellini. F.: Leonida Barboni. M.: Gisa Radicchi Levi. Scgf.: Piero Filippone. Mus.: Nino Rota. Int.: Titina De Filippo (Filumena Marturano), Eduardo De Filippo (Domenico Soriano), Tamara Lees (Diana), Tina Pica (Rosalia), Gianni Musy Glori (Riccardo), Carlo Pennetti (Alfredo), Aldo Giuffrè (Luigi), Rosita Pisano (Lucia), Marina Campo Re (Giulia), Domenico Modugno (avvocato Nocella). Prod.: Luigi De Laurentiis per Arco Film. 35mm. D.: 98’. Bn
Scheda Film
Versione cinematografica di una delle commedie più celebri di Eduardo da cui Vittorio De Sica trarrà nel 1964 Matrimonio all’italiana, con Marcello Mastroianni e Sophia Loren. Filumena, ex prostituta e amante di Domenico Soriano per decenni, quando scopre che l’uomo ha intenzione di prendere moglie si finge in punto di morte e si fa sposare. Domenico, scoperto l’inganno e l’esistenza di tre figli di Filumena (dei quali uno sarebbe suo) non trova pace.
“Eduardo De Filippo ha definitivamente vinto la sua battaglia di regista cinematografico. E dobbiamo essergliene sinceramente grati. Film come questo Filumena Marturano, con certe asprezze, con certe fratture – poca roba comunque – e, invece, con tanto vigore, tanto impegno sentimentale, tanta poesia, capitano davvero di rado sugli schermi. Con questa sua opera, Eduardo De Filippo s’inserisce validamente nel ristretto numero dei nostri maggiori registi: Visconti, Rossellini, De Sica. Ricordavamo l’entusiastica accoglienza del pubblico milanese alla prima del lavoro teatrale; ricordavamo quegli applausi commossi, quelle lacrime vere, e temevamo un poco per questo film, temevamo che questa pellicola smorzasse in qualche modo l’eco di quegli applausi, in qualche modo li limitasse, presentandoci lo sfruttamento d’un successo operato dallo stesso autore del fortunatissimo lavoro. Eduardo De Filippo non ha sfruttato se stesso, non ha imitato se stesso, ma ha creato un’opera nuova, ricca e vitale” (Oreste Del Buono, “Milano sera”, 29 novembre 1951).
Emiliano Morreale