DIE SPINNEN – 1. TEIL: DER GOLDENE SEE

Fritz Lang

T. copia: Pavouci I. – Zlaté jezero. Scen.: Fritz Lang. F.: Carl Hoffmann, Emil Schunemann. M.: Paul Falkenberg. Scgf.: Hermann Warm, Otto Hunte, Carl Ludwig Kirmse, Heinrich Umlauff. Int.: Carl De Vogt (Kay Hooh), Lil Dagover (Naela, sacerdotessa del sole), Ressel Orla (Lio Sha), Georg John (dottor Telphas), Rudolf Lettinger (John Terry, il re die diamanti), Edgar Pauly (John ‘Quattrodita’), Friederich Kuhne (All-Hab- Mah), Paul Morgan (l’esperto di diamanti). Prod.: Erich Pommer per Decla Film-Ges. Holz & Co. 35mm. L.: 1634 m. D.: 80’ a 18 f/s. Bn e imbibito (da Jan Ledecký).

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T. it.: Titolo italiano. T. int.: Titolo internazionale. T. alt.: Titolo alternativo. Sog.: Soggetto. Scen.: Sceneggiatura. Dial.: Dialoghi. F.: Direttore della fotografia. M.: Montaggio. Scgf.: Scenografia. Mus.: Musiche. Int.: Interpreti e personaggi. Prod.: Produzione. L.: lunghezza copia. D.: durata. f/s: fotogrammi al secondo. Bn.: bianco e nero. Col.: colore. Da: fonte della copia

Scheda Film

Fritz Lang (1890-1976), di natali austriaci, prese parte come volontario alla Prima guerra mondiale. Durante la convalescenza dalle ferite di guerra, cominciò a scrivere sceneggiature. Assunto da Erich Pommer come sceneggiatore, alla fine del conflitto si trasferì a Berlino e debuttò da regista nel 1919, dirigendo tre film dei quali solo Der Goldene See, prima parte del serial avventuroso Die Spinnen, risulta oggi esistente. Le sinossi dei tre film li qualificano come tipici Schundfilme, equivalente cinematografico della letteratura di consumo. Der Goldene See, scritto e diretto da Lang, sembra davvero la fantasia di un ragazzino che ha letto troppi libri di Karl May e divorato i tre volumi di Der Schatz der Inkas (1880) di Hermann Goedsche (alias Sir John Retcliffe): una caccia al tesoro conduce alla scoperta di una citta Inca sotterranea; l’organizzazione segreta Die Spinnen (I ragni) è capeggiata da una donna malvagia (una sosia senza humour di Musidora, dall’esotico nome di Lio Sha), che minaccia l’eroe ariano tanto con il suo aggressivo desiderio quanto con i suoi piani malefici. Intanto un volo in mongolfiera, indiani e cowboy, serpenti giganti e una storia d’amore con una sacerdotessa indigena forniscono ulteriori brividi. Il cinema muto popolare ha i suoi personaggi-tipo: seducenti ballerine spagnole, italiani gelosi, artisti infedeli. Non ci sono Inca. Dunque perché tante scene di Der Goldene See – il lago dei coccodrilli, l’ingresso nascosto dietro la cascata – ci sembrano cosi familiari? Ma certo, le abbiamo viste infinite volte da bambini leggendo le avventure di Tintin in Sudamerica, Le sette palle di cristallo (1948) e Il tempio del sole (1949)… L’ipotesi ha trovato conferma quando abbiamo letto il recente libro di Bob Garcia Tintin, du cinéma a la BD (2019), basato su una lunga ricerca intorno all’influenza del cinema sull’opera di Hergé, che era un appassionato cinefilo e inseriva nelle proprie tavole centinaia di prelievi dai film che aveva visto – tra i quali anche Der Goldene See. Garcia dimostra come Hergé abbia saputo combinare nei propri fumetti i due topoi cinematografici dell’inseguimento e dello slapstick: abbiamo raccolto la suggestione presentando insieme Der Goldene See e Dandy navigateur. In un primo tempo Pommer aveva pensato Die Spinnen come un serial d’avventura in quattro parti, e Lang ne scrisse tutte le sceneggiature; ma dopo il secondo episodio, Das Brillantenschiff (La nave dei diamanti, 1920), la produzione venne cancellata – probabilmente perché la seconda parte non aveva riscosso lo stesso successo critico e commerciale della prima. Mancano in effetti delle qualità vincenti di Der Goldene See: forti scene d’azione, set spettacolari e una trama convincente. Avremmo davvero voluto presentare entrambi gli episodi, visto che i film in più parti erano così popolari nel 1920, ma dopo la visione abbiamo deciso di non proiettare la seconda parte. La copia di Der Goldene See proveniente dal Národní filmový archiv di Praga è un 35mm in bianco e nero, colorato nel 2001 da Jan Ledecký attraverso un processo di imbibizione per immersione, senza giunte. Godetevi dunque questo straordinario restauro, che vi offrirà l’autentica esperienza di una copia fotochimica.

Karl Wratschko, Mariann Lewinsky

 

La recensione su Cinefilia Ritrovata

Copia proveniente da