DIE PERÜCKE
R., S. e Sc.: Berthold Viertel. F.: Hjalmar Lerski. Scgf.: Walter Reimann. In.: Otto Gebühr, Jenny Hasselquist, Henry Stuart, Karl Platen, Fred Selva Goebel, Jaro Fürth, Lilian Jämefelt. P.: Westi-Film GmbH, Berlino. L.O.: 2098 m. D.: 100’. 35mm.
Scheda Film
Berthold Viertel regista e soggettista del cinema tedesco, americano e britannico, collaboratore di Maz Reinhardt, Bela Balasz, Murnau, resta ancora un figura tutta da esplorare. Die Perücke, appena ritrovato dal museo di Amsterdam, e mostrato in prima a Bologna, è opera che riesce a contemperare commedia e dramma e mostra evidentemente le raffinate capacità dell’autore viennese.
“Un interessante esperimento artistico. […] Un soggetto che percorre i sentieri del cinema fantastico, che vuole sviluppare le possibilità già messe in mostra da Nosferatu e Schatten. […] L’intreccio è collocato sul piano del fantastico, si sviluppa fuori dai canoni della realtà e ottiene l’effetto desiderato sullo spettatore in cerca di sensazioni artistiche”. […] È degno di nota, da un punto di vista tecnico, il fatto che tutte le riprese si sono svolte nel castello di Charlottenburg, un’ambientazione adatta a fornire stimoli di atmosfera che non si sarebbero potuti raggiungere nemmeno in modo approssimativo con una ricostruzione scenografica in studio. […] Solo tramite esperimenti di questo tipo il cinema tedesco può continuare ad evolversi artisticamente”. (Der Kinematograph, n.937, 1/2/1925)
“Il regista Berthold Viertel viene dalla lirica e dal teatro. Già una volta si è messo alla prova con il mezzo cinematografico, e questa volta l’ha conquistato. Conquistato con le armi che gli hanno fornito gli arsenali della lirica e del palcoscenico teatrale […] Viertel è autore e anche regista. Egli percorre però strade assolutamente nuove, e sono strade del tutto cinematografiche malgrado la loro inviolata verginità. Questa regia non si ispira a nessun modello, e attinge in particolare da alcune immagini il proprio fascino seducente. […] Ed è una rivoluzione cinematografica ciò che offre in quanto ad incanto dell’illuminazione ed effetti di luce riusciti questa fotografia, che non mostra edifici, ma penetra nelle sale interne del castello di Charlottenburg”. (Die Filmwoche, n.6, 4/2/1925)