DIE FREUDLOSE GASSE
R.: Georg Wilhelm Pabst. S.: da un romanzo di Hugo Bettauer. Sc.: Willi Haas. F.: Guido Seeber. Scgf.: Otto Erdmann, Hans Söhnle. In.: Werner Krauss (il macellaio) , Asta Nielsen (Marie Lachner), Jaro Furth (consigliere Rumfort), Greta Garbo (Greta Rumfort), Einar Hanson (tenente Davy), Henri Stuart (Egon Stirner), Agnes Esterhazy (Regina Rosenow), Tamara (Lia Leidt), Valeska Gert (signora Greifer), Robert Garrison (Canez), Loni Nest (Rosa Rumfort). P.: Hirschel-Sofar Film, Berlino. L.: 3235 m. D.: 180’ a 17 f/s.
Scheda Film
Il film è stato ricostruito sulla base dell’analisi di tutti i materiali esistenti, e in particolare da 5 elementi originali su supporto nitrato: una copia della collezione Raymond Rohauer, ora depositata alla Library of Congress; una copia colorata conservata dalla Cinémathèque Française; una copia della Cineteca Italiana di Milano, assemblata da due differenti materiali; una copia conservata al Gosfilmofond, in Russia, con due diverse grafiche per le didascalie; una versione di soli 60 minuti circa, conservata dalla George Eastman House. Questi materiali sono originati da due negativi diversi, montati in modo diverso, con ciak differenti, cosa che rende estremamente complesso il loro montaggio. In assenza di documenti di censura e di altre informazioni non film, la ricostruzione si è basata sul confronto di tutti i materiali, ed è descritta da Chris Horak su Cinegrafie n. 10, a cui rimandiamo per informazioni più dettagliate.
“C’erano molti soldi a disposizione, come di tanto in tanto accadeva a quei tempi; ci potevamo permettere un All-Star-Cast. Per ogni ruolo scegliemmo il miglior interprete, senza badare a spese. C’erano dei grandi del calibro di Asta Nielsen e Werner Krauss, ed altri attori dotati e all’epoca molto popolari ma ancora mancava l’interprete principale: una ragazza giovane e del tutto innocente, figlia di un consigliere della corte di Vienna vecchio ed in miseria. Questa ragazza, in virtù della sua assoluta innocenza, passava proprio attraverso i più evidenti rischi di degrado morale, senza averne peraltro la minima coscienza.
Ci sprememmo le meningi: nella Berlino dell’epoca si trovava di tutto tra le giovani leve – ma una ragazza schietta, dall’aria innocente, e per di più senza gli occhi blu non-ti-scordar-di-me, non si trovava così facilmente.
Una sera eravamo di nuovo a casa di Pabst, a bere e a spremerci le meningi. Improvvisamente mi domandò: ‘Hai visto Gösta Berling di Mauritz Stiller?’ Naturalmente avevo visto il capolavoro del grande regista svedese, distribuito poco tempo prima a Berlino.’Riesci a ricordarti l’attrice che interpreta la Contessa Dohna?’
In effetti quella della Contessa Dohna era una parte secondaria; ma sarebbe stato difficile dimenticare la giovanissima e bionda attrice, una leggiadra farfalla. ‘In questo momento è a disposizione. Una spedizione cinematografica con Mauritz Stiller a Costantinopoli è miseramente fallita per problemi finanziari, e lei è a Berlino e senza lavoro. Cosa ne pensi?’.
‘Eccellente, eccellente. Ma come riuscirai a convincere i tuoi capitalisti, che intendi assegnare ad una giovane principiante completamente sconosciuta il ruolo di protagonista in un film pieno di star?’.
‘Di questo mi occupo io. Tu sei d’accordo?’. ‘Pienamente’.
Presi congedo. Nell’ingresso mi infilai il soprabito e uscii. Ma sulla tromba delle scale mi voltai.
‘Come hai detto che si chiama?’ Domandai. ‘Greta Garbo’.
Sentii il nome, e probabilmente cinque minuti dopo l’avevo già dimenticato […] Ma presto quel nome sarebbe stato per me indimenticabile.
Una situazione improvvisata – in quel periodo della storia del cinema non era raro – ci ridusse in una condizione piuttosto curiosa: nello studio si girava, mentre io non avevo ancora del tutto terminato la mia sceneggiatura, a cui lavoravo giorno e notte. Una mattina portai a Pabst allo studio le nuove scene che avevo preparato.
A un tratto gli chiesi: ‘Allora come se la cava la ragazza?’. ‘Davvero molto strana’, replicò lui. ‘Molto insolita. Resta qui un’oretta e stai a guardare!’. ‘Lo sai benissimo che non ho tempo. Devo continuare a lavorare. Ci vediamo domani!’. Ma il mattino dopo Pabst mi trattenne. ‘Devi assolutamente vederla! Al diavolo la tua pedanteria – adesso resti qui. Ora recita lei. Resta una mezz’oretta!’. E allora rimasi. Un attimo dopo Greta Garbo entrò in scena, vestita di un semplice abito blu scuro, quasi senza trucco. Il resto fu un sogno. Già a diciannove anni era indescrivibile – era già una grandissima attrice tragica. Tutti erano in grado di vedere che recitava troppo velocemente, nervosa – volava letteralmente. Alcune scene dovettero addirittura essere girate al rallentatore, cosa non priva di svantaggi tecnici. Ma lei era davvero una meraviglia. Invece di mezz’ora restai nello studio mezza giornata, e mi dimenticai del tutto della mia sceneggiatura. Quando me ne andai, ancora come ubriaco, non potei tornare immediatamente a casa. Mi sedetti in un caffé lì accanto e le scrissi questa lettera:
‘Cara Signorina Garbo!
Sono colui che ha scritto la sceneggiatura del film in cui Lei sta ora recitando. Spero che sia soddisfatta del Suo ruolo. Ma se L’avessi vista recitare prima, avrei scritto un film di cui Lei sarebbe stata l’unica interprete’.
E poi scrissi la frase di cui sarò sempre orgoglioso:
‘Le dico sin d’ora che Lei diventerà la più grande star del mondo’.
Willy Haas, Die literarische Welt. Erinnerungen, München, Paul List, 1960