DIE FRAU, NACH DER MAN SICH SEHNT

Kurt Bernhardt [Curtis Bernhardt]

Sog.: dal romanzo omonimo (1927) di Max Brod. Scen.: Ladislaus Vajda. F.: Curt Courant, Hans Scheib. Scgf.: Robert Neppach. Int.: Uno Henning (Henri Leblanc), Marlene Dietrich (Stascha), Fritz Kortner (dottor Karoff), Frida Richard (signora Leblanc), Karl Etlinger (Poitrier), Edith Edwards (Angela Poitrier), Bruno Ziener (servitore). Prod.: Hermann Grund per Terra-Film. DCP. Bn.

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T. it.: Titolo italiano. T. int.: Titolo internazionale. T. alt.: Titolo alternativo. Sog.: Soggetto. Scen.: Sceneggiatura. Dial.: Dialoghi. F.: Direttore della fotografia. M.: Montaggio. Scgf.: Scenografia. Mus.: Musiche. Int.: Interpreti e personaggi. Prod.: Produzione. L.: lunghezza copia. D.: durata. f/s: fotogrammi al secondo. Bn.: bianco e nero. Col.: colore. Da: fonte della copia

Scheda Film

Il regista Kurt Bernhardt (in seguito noto come Curtis) vide Marlene Dietrich in un’opera teatrale di Bernard Shaw e fu uno dei primi ad accorgersi della sua versatilità. Bernhardt, che aveva già diretto sette film ed era considerato un talento promettente, ebbe carta bianca per la scelta dell’attrice protagonista. Quando indicò Dietrich dovette però vincere molte resistenze, dato che all’epoca era praticamente una sconosciuta. Nel film, tratto da un romanzo di Max Brod e prodotto da Terra-Film, Marlene Dietrich interpreta per la prima volta il ruolo della femme fatale. Giuseppe Becce compose una partitura originale per questo muto, che narra la storia dell’industriale Henri Leblanc (Uno Henning), pronto a sposare una ricca ereditiera per salvare dalla bancarotta l’impresa di famiglia. Durante il viaggio di nozze Henri incontra in treno la misteriosa Stascha (Dietrich) e se ne innamora. Il destino farà il suo corso.
Alla luce della carriera complessiva di Dietrich il film è stato interpretato come una sorta di precursore delle opere di Josef von Sternberg. Contiene già molti degli ingredienti che definiranno i film hollywoodiani dell’attrice. Bernhardt ammanta la sua protagonista di mistero, e Dietrich sa approfittarne recitando nell’ombra, offrendo un’interpretazione trattenuta e introducendo strategicamente pause e sospensioni. La scena dell’incontro in treno tra Stascha e Henri è leggendaria. Il 2 giugno 1931 “Variety” scrisse: “La scoperta di una star femminile è un’impresa che manca al cinema tedesco. Qui Marlene Dietrich si rivela una forte candidata agli onori internazionali. Per ora imita gli occhi semichiusi e il languido esotismo di Greta Garbo, ma nelle sue interpretazioni c’è sufficiente personalità per dimostrare che la ragazza c’è. Ha il viso e il fisico giusti e sa recitare”. E la tedesca “Lichtbildbühne” scrisse: “Chi è questa donna che si desidera? […] Una donna dalla quale sembra emanare un fluido quasi enigmatico che abbatte tutte le inibizioni etiche e psicologiche negli uomini che entrano in contatto con lei”.

Peter Mänz

Copia proveniente da

Restaurato da Friedrich-Wilhelm-Murnau-Stiftung in collaborazione con Bundesarchiv presso il laboratorio Omnimago, a partire da un negativo 35mm. Con il sostegno di Beauftragte der Bundesregierung für Kultur und Medien (BKM)