DEVOČKA IŠČET OTCA
Scen.: Konstantin Gubarevič, Evgenij Ryss. F.: Oleg Avdeev, Izrail’ Pikman. Scgf.: Jurij Bulyčev. Mus.: Jurij Bel’zackij, Vladimir Olovnikov. Int.: Anja Kamenkova (Lenočka), Vova Gus’kov (Janka), Nikolaj Barmin (papà Panas), Vladimir Dorofeev (guardia forestale, nonno di Janka), Anna Egorova (Praskov’ja Ivanovna), Evgenij Grigor’ev (paramedico), Konstantin Bartaševič, (Günter, comandante nazista), Boris Kudrjavcev (capo della polizia), Evgenij Polosin (anziano del villaggio), Gennadij Mičurin (Standartenführer SS). Prod.: Belarus’fil’m. 35mm. D.: 89’. Col.
Scheda Film
Primo film bielorusso del Disgelo sulla Seconda guerra mondiale, essendo rivolto a un pubblico di ragazzi ha una trama piuttosto convenzionale e si conclude con un happy ending. Ciò non gli impedì di riscuotere un notevole successo tra il pubblico adulto, e non solo in patria (uscì in ottantatré paesi), grazie alla solidità drammaturgica, alla magistrale messa in pratica delle regole del cinema d’avventura e alla sapiente direzione dei giovani interpreti, in particolare della protagonista Anja Kamenkova (che all’epoca aveva solo cinque anni ed era destinata a diventare un’attrice di fama).
La trama si ispira a un tragico episodio della storia bielorussa risalente al periodo dell’occupazione nazista, quando i figli del grande comandante partigiano ‘papà Minaj’ (Minaj Šmyrëv) furono presi in ostaggio e uccisi dai nazisti. La memoria di quel passato recente si intreccia alle scelte stilistiche del film: il lento procedere della colonna di ostaggi, la resa espressiva della sua varia umanità (uno dei direttori della fotografia, Izrail’ Pikman, aveva esordito come cineoperatore di guerra), i colori brillanti e fastosi del bosco autunnale sottolineati dalle sagome nere dei nemici (a differenza di altri film bellici degli anni Cinquanta e Sessanta, caratterizzati da un bianco e nero documentaristico, Devočka iščet otca è girato a colori, rientrando nella categoria dei film per ragazzi e dei film di genere). La natura da incantevole sfondo diviene protagonista a pieno titolo: nasconde i perseguitati e respinge gli occupanti. Il bosco è la casa dei partigiani, e li rende invulnerabili. Riemerge qui forte e feconda l’influenza di Dovženko, già visibile nei film di Lev Golub della prima metà degli anni Trenta. Non sorprende dunque che abbia ricevuto tanti riconoscimenti ricevuti in patria e all’estero (tra cui il premio per il migliore film per ragazzi a Kiev e per la migliore attrice protagonista ad Anja Kamenkova a Mar del Plata).
Evgenij Margolit