AVE MARIA DE SCHUBERT
Ideazione: Emile Vuillermoz. F.: Franz Planer. Mu.: Franz Schubert. In.: Elisabeth Schumann. P.: CGAI per Fox-Film. 35 mm tratto da un originale 16 mm. D.: circa 5′.
Scheda Film
In un periodo di intenso dibattito sul cinema sonoro e sulle sue possibilità si costituisce a Lione, su iniziativa di Emile Vuillermoz e del violinista Jacques Thibaud, una singolare casa di produzione indipendente, “La Compagnie des Grandes Artistes Internationaux”, al fine di realizzare unicamente corto e mediometraggi su pezzi musicali eseguiti da grandi virtuosi. Lo scopo dichiarato era quello di contribuire a diffondere la cultura musicale attraverso il cinema, ma anche di sviluppare i rapporti reciproci. Leggiamo in un testo pubblicitario della “CGAI”: “Mentre i più grandi virtuosi dell’archetto, della tastiera o del canto si produrranno, la macchina da presa studierà la loro interpretazione, si avvicinerà alle mani, fisserà gesti e atteggiamenti… Talvolta si materializzeranno anche, sul sottofondo musicale, le visioni poetiche, drammatiche o fantastiche sugerite dalla partitura. Queste realizzazioni porteranno il nome di Cinéphonies”. Il progetto fallisce dopo neppure un anno di attività, ma intanto Marcel L’Herbier aveva fatto in tempo a realizzare Children’s Corner di Debussy con Alfred Cortot al pianoforte […]. La critica è concorde nel riconoscere che, all’interno del progetto, Ophuls propone “la formula più pura. […] Beyle riferisce che molti anni dopo il critico musicale Robert Aguetand, scrivendo su “Disques” (n. 97, 1958), ricorderà ancora quei cortometraggi, dove la cinepresa “si abbandonava al delirio di carrelli volteggianti, grazie ai quali il pubblico acquisiva la sensazione d’aver penetrato i segreti dell’arte del virtuoso”.
Michele Mancini, Max Ophuls, Firenze, La Nuova Italia, 1978