ATTILA
Int.: Febo Mari, Maria Roasio, Ileana Leonidoff, François-Paul Donadio, Nietta Mordeglia. P.: S.A. Ambrosio. 35mm. L.o.: 2048 m. L.: 1075m. D.: 53’ a 18 f/s.
Scheda Film
(…) Fuori i barbari: ieri come oggi. Per chi sono passati i secoli di civiltà? Neppure l’aspetto ha saputo mutare il Normanno nella sua barbarie. Questa grande opera sorta dalle fucine dell’Ambrosio risponde mirabilmente alle sollecitazioni del Ministro Ciuffelli, per un indirizzo di carattere patriottico da darsi – massime in questi momenti – al cinematografo. Da quest’opera avranno salutare tormento le plebi che delle odierne ore tristi sanno il dolore, sanno solo il sangue, ma non perché si versa; né sanno della vergogna che dura da secoli e del danno che ad ogni secolo si rinnovella pel sorgere del mostro che l’animo feroce dell’avo antico ha fatto più scaltro e feroce (…). Il film di Mari non è opera senza difetti; è opera grande, che si deve esaminare nel suo insieme, in quella guisa che essa rappresenta allo sguardo dello spettatore, e se questo ne rimane appagato, l’ideatore e l’esecutore hanno assolto il loro debito. Non discutiamo se Attila avesse o no la barba, poiché se testimonianze e ragioni la possono volere, ragioni e consuetudine possono permetterne la soppressione. Ad ogni modo, non sarà una barba in più o in meno che potrà influire sull’esito dell’opera, quantunque possa influire sul carattere e sul concetto del personaggio. (…)
Pier da Castello, in La vita cinematografica, 22 febbraio 1918