AFRIQUE SUR SEINE
Sog., Scgf.: Paulin S. Vieyra, Mamadou Sarr. F.: Robert Caristan. M.: Paulin Soumanou Vieyra. Int.: Paulin S. Vieyra, Mamadou Sarr, Marpessa Dawn, Annette M’Baye. Prod.: Groupe africain de cinéma con il sostegno di Comité du film ethnographique du Musée de l’Homme. DCP. D.: 20’. Bn.
Scheda Film
Afrique sur Seine è il nostro prologo. Perché ci permette di ricordare, a trent’anni dalla sua scomparsa, Paulin Soumanou Vieyra, primo studente africano laureato all’IDEHC di Sadoul e Mitry, indispensabile pioniere della storiografia cinematografica e illuminato documentarista.
Perché è il primo film di un regista del continente subsahariano a sollevare la questione della diaspora e della ‘presenza africana’ a Parigi, un decennio prima che Sembène e Hondo portassero in scena la dannazione della Costa Azzurra e l’alienazione della capitale francese.
Perché Afrique sur Seine, questo ‘piccolo saggio etnografico alla rovescia’, ha il merito di aver fatto muovere al cinema africano i suoi primissimi passi su un terreno aspro e ostile. Sono gli anni in cui, come ricorda Manthia Diawara, il governo francese attua per la prima volta in maniera diretta le disposizioni del Decreto Laval, emanato nel 1934 per ostacolare la nascita del cinema africano e un qualunque punto di vista sul colonialismo. Il primo a farne le spese è Afrique 50, girato clandestinamente in Costa d’Avorio da René Vautier. Quasi contemporaneamente al divieto, posto a Vieyra, di girare in Senegal, la censura colpisce Les Statues meurent aussi, feroce atto d’accusa contro l’alterazione del patrimonio artistico e culturale africano firmato Resnais-Marker. “Il cinema ha delle enormi responsabilità nel nostro paese – scrive Vieyra – è la lavagna su cui s’inscrivono i segni visibili della nostra conoscenza. Il libro illustrato dello svago. Il viaggio che ci porterà alla comprensione del mondo. Conserverà le nostre arti quando gli iniziati non saranno più il prolungamento di un museo vivente; sarà la nostra biblioteca. Il cinema sarà ogni giorno il nostro diario”.
Cecilia Cenciarelli